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“Stop al flusso di minori stranieri non accompagnati. Costi esosi per carenze dello Stato. A breve una relazione dettagliata, serve un piano per i rimpatri”

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Dichiarazione dell’assessore Lucia Tanti

“Ad Arezzo, al momento, sono presenti 16 minori stranieri non accompagnati. Si tratta di ragazzi tra i 16 e i 17 anni provenienti prevalentemente dall’est Europa, che arrivano in maniera ciclica e che in alcuni casi paiono istruiti sulle procedure da attivare per rimanere in città, usufruendo di una complessa assistenza. Sul tema sto preparando una relazione, in un percorso condiviso con la prefettura, che ho intenzione di sottoporre al Governo.

In termini prettamente economici questa situazione comporta una spesa mensile per il Comune pari a 1050 euro al giorno complessivi, per il sostegno ai ragazzi ospitati in città. Una cifra della quale lo Stato ne restituisce alle amministrazioni il 50%, ma quando ha risorse a disposizione, quindi senza tempi certi. Mentre il Comune mensilmente, dall’arrivo del minore, si trova a erogare il contributo.

Quindi, o lo Stato si mette nelle condizioni di restituire il totale del sostegno ai Comuni o deve applicare maggiori controlli nell’accesso di minori non accompagnati nel nostro Paese. Un ragazzo che riesce ad arrivare in Italia passa perlomeno un confine e questo non è accettabile, soprattutto per il futuro che si troverà a dover affrontare. È un problema che riguarda la politica nazionale e internazionale e per il quale urge una soluzione ed è una carenza dello Stato, non certo dei Comuni che si trovano a supplire, nonostante le poche risorse a disposizione, a situazioni sempre di maggior disagio. E questo ricade, inevitabilmente, sui cittadini.

Fotografando la realtà aretina, oltre ai minori stranieri che arrivano soli, ce ne sono alcuni che semmai giungono accompagnati da un adulto, non necessariamente un familiare, del quale poi pare che se ne perdano le tracce. Ciò può favorire una situazione di degrado e di sfruttamento, che non è dignitosa per i ragazzi, e irrobustisce anche percorsi di illegalità.

Da quando mi sono insediata sto avviando procedure per il rimpatrio: spesso questi minori provengono da famiglie, rimaste nel Paese di origine, che non versano in condizioni di indigenza. In generale, serve quindi un piano concordato per i rimpatri, che devono essere facilitati e non resi impossibili. Le procedure, previste dalla normativa nazionale vigente, sono purtroppo difficilmente applicabili, per non dire impossibili: l’iter è ‘bizantino’ e prevede numerosi passaggi: ciò che è certo è che il rimpatrio è praticamente inattuabile.

A oggi resta il fatto che lo Stato consente l’accesso nel Paese a minorenni dei quali si fa carico l’amministrazione che non può più sostenere tali impegni economici, per una politica nazionale mal gestita, che insiste sulle casse dei Comuni. Stiamo quindi svolgendo tutte le verifiche del caso, perché non possiamo più dare il sangue per una gestione sbagliata e inefficace di problematiche che non dipendono direttamente da noi. Il sociale non è assistenziale, per riprendere il cammino dello sviluppo dobbiamo fare scelte di solidarietà ma anche di crescita. E le faremo”.

Lunedì, 1 Febbraio, 2016