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Spettacolo e solidarietà al Teatro Mecenate

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Sabato sera: “Chi ha mama un pianga” della Compagnia del polvarone

Sabato 8 novembre alle 21,15 al Teatro Mecenate va in scena lo spettacolo “Chi ha mama un pianga”, legato a una raccolta fondi per famiglie aretine in difficoltà. È la nuova commedia in vernacolo aretino scritta e diretta da Roberta Sodi e portata in palcoscenico dalla Compagnia del polvarone, il gruppo di teatro amatoriale nato nel 2009.

Oltre lo spettacolo, dunque la solidarietà. Così ha commentato l’assessore alle politiche sociali del Comune di Arezzo, Marcello Caremani: “come assessorato ci interessa trovare finanziamenti per giungere a dare le migliori risposte possibili alle problematiche cittadine. Questa è una nuova iniziativa per raccogliere risorse da destinare al fondo di solidarietà che il Comune ha istituito da un anno per famiglie e minori che hanno problemi di sfratto o subiscono la perdita di mezzi di sostentamento. Purtroppo sono situazioni meno rare di quanto si creda. Di norma i problemi sociali ci rattristano molto, questa serata ci porterà anche il sorriso. Si parla sempre di stato sociale, di welfare, un concetto in crisi perfino in Europa. Oggi prediligo una concezione di welfare locale, di stato sociale territoriale, dove i cittadini che hanno una situazione economica solida prestano attenzione a chi vive nel disagio. Ricordo che già la serata del primo novembre con lo spettacolo relativo al progetto del Kiwanis ‘adotta una famiglia’ ha registrato il pieno. Arezzo risponde se sollecitata sulla solidarietà”.

Franco Balò del Ceis, partner dell’iniziativa: “abbiamo accolto la sollecitazione di compagnia e di assessorato, la serata sarà di certo piacevole, è vero che se si rivolge al dolore ma l’invito è a partecipare”.

Ivo Sodi, presidente della compagnia, e Roberta Sodi, autrice della commedia, hanno sottolineato come “gli inviti siano già esauriti. Evidentemente ci siamo messi nell'ottica giusta. Fin dagli esordi ci siamo dati come mission il tenere vivo il vernacolo aretino, qualcosa che fa parte della nostra storia e del nostro vissuto. Siamo a un vernacolo degli anni Cinquanta ed è la nostra terza commedia grazie alla quale qualcuno potrà riascoltare le parole delle madri, delle nonne. Un aspetto anche commovente. La cura del vernacolo si accompagna a cose dimenticate e a un'ironia di fondo, in questo caso rivolta alle mamme, a non prendersi troppo sul serio. Togliamo dall’oblio il cosiddetto ‘macello di seconda’: era in via Bicchieraia. Se un animale moriva in un incidente non veniva macellato dalle macellerie principali ma in questo macello di seconda dove il popolo poteva acquistare cibo a prezzo minore”.

Sabato, 1 Novembre, 2014