La Rete documentaria aretina tra le prime a sottoscriverlo
Il presidente della Biblioteca Città di Arezzo, Alessandro Artini, ha firmato, in rappresentanza della Rete documentaria aretina, il Patto regionale per la lettura, un protocollo d’intesa tra Regione Toscana e altri soggetti pubblici e privati della filiera del libro e della lettura. Il patto impegna le parti a definire, attuare, promuovere in modo organico, trasversale e strutturato, azioni e progetti di promozione del libro nel rispetto del diritto di tutti alla lettura come mezzo di conoscenza.
La biblioteca di Arezzo si è oramai affermata come luogo d’incontro non solo tra persone, dai piccolissimi ai più grandi, ma anche tra editori, scrittori, illustratori. Lo dimostrano il successo di Nati per Leggere e la richiesta sempre più pressante e attenta delle novità editoriali e dei testi più specialistici.
“La lettura - ha dichiarato Monica Barni, vicepresidente della Regione Toscana - è cruciale per la vita sociale, economica e politica di un paese. Leggere libri, conoscere, sono le chiavi per comprendere i propri diritti e doveri. Purtroppo sul fronte lettura-alfabetizzazione, tutte le indagini condotte negli anni hanno evidenziato livelli drammaticamente bassi. Si legge poco in Italia e soprattutto si legge sempre meno una volta concluso il percorso scolastico, quando cioè leggere diventa una scelta e non più un obbligo. Coloro che lo fanno provengono da ambienti socio-culturali in cui la lettura è un'abitudine, consolidando così un divario sociale e di partecipazione. Secondo dati Istat 2016, le persone con più di 6 anni che non hanno letto almeno un libro negli ultimi 12 mesi sono il 59,5% in Italia e il 55,8% in Toscana. Il 70% della popolazione toscana non è mai entrata in una biblioteca, altro dato drammatico. Non leggere è un problema sociale, politico ed economico. Sociale perché se non si legge non si possiedono gli strumenti per interagire; politico perché le istituzioni devono cercare di ridurre i divari come stabilito dalla Costituzione; economico perché senza lettori che senso ha il lavoro degli scrittori o l’attività di librerie e editori?”