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Rifugiati, storie di donne e di uomini in cerca di un futuro

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Domani sarà la Giornata Mondiale del rifugiato. Le azioni degli enti pubblici e del terzo settore

Domani sarà la Giornata mondiale del Rifugiato, istituita nel 2000 per ricordare la condizione di milioni di persone in tutti i continenti costrette a fuggire dai loro Paesi a causa di persecuzioni, torture, violazioni di diritti umani, conflitti.

 “Arezzo – ricorda l’assessore all’integrazione, Stefania Magirappresenta un esempio significativo di come le comunità locali possano sostenere queste persone. Il progetto territoriale di accoglienza è realizzato dal Comune di Arezzo con quelli di Montevarchi e Bucine, e gestito da Arci Comitato Regionale Toscano. Lo Sprar, al momento, ospita 20 persone divisi tra Arezzo ( 5 donne e 5 uomini), Bucine (4 uomini) e Montevarchi con un appartamento per 6 uomini. L’accoglienza di richiedenti asilo e rifugiati è un obbligo sancito dalla Costituzione e dai Trattati internazionali. Le città collaborano con il Ministero dell'Interno per garantire l'accoglienza nel rispetto della dignità umana e per la promozione dell'autonomia delle persone”.

 Lo Sprar è il Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati, attivo dal 2001, composto dalla rete degli enti locali che, con il contributo delle realtà del terzo settore, realizzano interventi di accoglienza per quanti arrivano sul territorio italiano in cerca di protezione internazionale.

 “I rifugiati che arrivano da noi – afferma Stefania Magi -  sono uomini, donne e famiglie che provengono da vari paesi: da quelli del Maghreb dopo la Primavera araba, dal Congo, dall'Irak, della Nigeria, dalla Somalia, dal Mali, Gambia, Iran, Albania, Turchia, Pakistan e da molti altri paesi dove i diritti delle persone non vengono pienamente tutelati o dove i conflitti armati costringono ad abbandonare la propria terra per migliorare la qualità della vita e quella dei figli”.

 Sono storia di nazioni e di luoghi ma anche di persone. L’assessore Magi ne ricorda alcune: “Farhia ha 30 anni, viene dalla Somalia, paese dal quale è fuggita nel 2009 con il marito e i due figli a causa della guerra. Hanno attraversato il deserto e sono arrivati in Libia dove si sono inseriti e hanno trovato lavoro. A seguito della situazione nel Maghreb, nel 2011 sono stati costretti a lasciare la Libia e a salire su un barcone fatiscente e sovraccarico di persone dove sono rimasti per 27 ore senza mangiare e con la paura di non farcela. L'arrivo in Italia gli è apparso come un miracolo.

Amina ha 22 anni e anche lei è somala. Costretta a sposarsi a 14 anni, ha avuto 3 figli dei quali il più piccolo morto ad 1 anno d’età per malnutrizione. A settembre 2011 riesce a lasciare il suo paese lasciando i figli in custodia ad una cugina per cercare migliori opportunità. Dopo un periodo in carcere in Etiopia, ha attraversato il deserto insieme ad altre donne somale ed è arrivata a Tripoli. Ancora prigione in Libia per aver tentato un viaggio verso l'Italia e dopo il pagamento di una somma un secondo tentativo di partire alla volta delle coste italiane.

Il viaggio del gruppo di persone al quale si unisce, suddiviso su due imbarcazioni, è per Amina fortunato in quanto la sua barca riesce ad arrivare mentre l'altra barca e tutti i suoi passeggeri, eccetto una persona, affogano durante il viaggio. Adesso Amina lavora per mantenere i suoi figli in Somalia e per riuscire ad averli vicini a sé.

 Non possiamo dimenticare – conclude Stefania Magi - quanto avviene nel Mar Mediterraneo in ogni stagione. È di pochi giorni fa l'ultima notizia dell'arrivo di 159 persone che pur di arrivare in Europa hanno rischiato la loro vita in un barcone malandato e stipati in 20 metri senza riparo se non un telo di plastica. Tra di loro una piccola bambina forse nata in viaggio la cui madre è probabilmente morta di parto e abbandonata in mare

 “Gli interventi di accoglienza che realizziamo ad Arezzo sono finalizzati a facilitare i percorsi di inserimento socio-economico di richiedenti asilo e rifugiati - dichiara Michela De Corso, referente del progetto territoriale di Arezzo,. L’accoglienza che offriamo dura tutto l’anno, a prescindere dalle situazioni di emergenza, oltre ai servizi di orientamento e accompagnamento ai servizi, indispensabili per una corretta integrazione, lo SPRAR offre anche ai propri beneficiari corsi di lingua italiana e la possibilità di accedere a corsi di formazione in linea con le caratteristiche e i desideri, dove possibile, di ogni singolo ospite”.

 

Sabato, 1 Giugno, 2013