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Regolamento Urbanistico: uno strumento da adeguare di concerto con associazioni, famiglie e imprese

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Dichiarazione del consigliere comunale Luigi Scatizzi (Nuovo polo per Arezzo)

Non è molto che il Regolamento Urbanistico del Comune di Arezzo è stato approvato eppure in pochi mesi le condizioni del paese, della sua economia reale e, di conseguenza, di Arezzo sono cambiate profondamente.
Quale risposta può dare la politica aretina alla crisi attuale? Sarebbe innanzitutto opportuno che fossero reintrodotti elementi e contenuti di flessibilità nella strumentazione urbanistica comunale, tenuto conto che l’attività edilizia rappresenta tradizionalmente una delle principali fonti di lavoro, sviluppo e approvvigionamento di risorse finanziarie per il Comune stesso. Senza dimenticare che, più di ogni altro settore produttivo, l’edilizia è entrata in una pericolosa spirale recessiva per tanti motivi: dalle aziende orafe in precedenza acquirenti di immobili per investimento che oggi sono costrette, al contrario, a venderli, ai giovani che vivono in condizione di precarietà lavorativa e non sono dunque agevolati quando pensano di accedere al mercato immobiliare.
Dinanzi a tutti questi aspetti, non possiamo dire che l’attuale Regolamento Urbanistico dia risposte soddisfacenti: esso è stato percepito come uno strumento corrispondente a una logica “rigida e limitante” che non recepisce le esigenze delle famiglie, dei giovani, degli anziani e delle imprese.
Occorre dunque un piano urbanistico diverso. A tal fine la mia proposta è di attivare immediatamente una fase esplorativa che consenta a tutti di presentare i loro “desiderata” finalizzati a modificarlo in base alle loro esigenze, possibilità e necessità. Tali “desiderata” dovranno, a mio giudizio, prioritariamente avere per oggetto: aree interne ai centri abitati per consentire, dove possibile, piccoli ampliamenti nelle zone urbanizzate oltre alla ristrutturazione edilizia; aree interne o limitrofe alle zone produttive per lo sviluppo delle attività esistenti con incrementi di superficie e pertinenze superiori a quelle previste; consentire in zone agricole ampliamenti più consistenti; cambi d’uso e nuove attività in certe zone non più congelati fino alla redazione dei Piani Complessi di Intervento; ridurre l’eccessivo peso della perequazione e degli oneri.
Credo che un apposito tavolo di concertazione con gli ordini professionali e le associazioni di categoria per apportare queste modifiche, oltre che favorire una più facile lettura del Regolamento Urbanistico e uno snellimento delle procedure e degli adempimenti burocratici, sia lo strumento da privilegiare. Una volta ottenute le proposte, facciamole confluire in una sorta di “maxi-emendamento”, una variante di carattere generale che una volta approvata sarà certamente di stimolo alla fiducia degli investitori e verrà incontro alle esigenze delle famiglie e delle imprese.

Mercoledì, 1 Febbraio, 2012