Un Regolamento Urbanistico e le sue norme di attuazione non sono un’espressione burocratica né una formalità da adempiere da parte del Comune e della Giunta, sono una scelta di qualità progettuale che deve dare il senso di una visione della città e quindi di una visione politica, perché ci raccontano il reale rapporto che si instaura tra amministratori e amministrati.
In particolare, le Norme Tecniche di Attuazione, fissano le regole che il cittadino potrà utilizzare per la trasformazione della propria casa; dalle norme il cittadino potrà comprendere il proprio grado di libertà - o di sudditanza - e quindi capire in quale conto le sue esigenze siano tenute dall’amministrazione. La città più volte si è espressa, su giornali, siti internet e nel corso di pubblici dibattiti per una revisione del Regolamento Urbanistico attraverso un percorso pubblico e il più ampiamente partecipato. Per questo, come gruppo del Popolo della Libertà, abbiamo chiesto la convocazione di un Consiglio Comunale aperto che affronti anche questo tema in un contesto più ampio, quello della crisi dell’edilizia nel nostro territorio. Bene, a fronte di tutto ciò leggiamo nel sito dell’Ordine degli Architetti: “in merito alla Variante alle Norme Tecniche di Attuazione del Regolamento Urbanistico, l’Assessore (Gasperini) ha confermato che il lavoro di preparazione della Variante sta proseguendo con l’obbiettivo di portarla in adozione prima della pausa estiva”.
Mi si permettano alcune semplici considerazioni in ordine a questo “comunicato stampa”. Se quanto in esso contenuto corrisponde al vero, il significato è uno soltanto: la Giunta Comunale, nonostante che la città per voce di professionisti, politici e sindacati abbia richiesto un dibattito pubblico e partecipato per rimettere mano, per quanto possibile, a quell’obbrobrio giuridico e lessicale che è il Regolamento Urbanistico di Arezzo, in verità sta già lavorando a una soluzione minimale, non condivisa e che si prospetta come la classica toppa peggiore del buco.
L’amministrazione, dopo anni di gestazione di un Regolamento che è risultato inutilizzabile, come avevamo facilmente predetto senza essere maghi, dopo non aver ascoltato il coro unanime di opinioni che da ogni parte si era levato contro, adesso, con una procedura “intramurale” priva di trasparenza, quasi alla chetichella e utilizzando un basso profilo di taglio burocratico, sembra voler continuare con la scarsa informazione, senza nessun autentico dialogo politico e culturale con la città sulle scelte che la riguardano nella sua interezza.
È per questo che siamo a richiedere con ancora più forza al Presidente del Consiglio Comunale Luciano Ralli la convocazione del già richiamato Consiglio Comunale aperto: solo il confronto vero con la città potrà ridare credibilità alla politica intera e a coloro che ricoprono ruoli di amministratori.