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Processo di rottura

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Spettacolo di teatro civile / Teatro Petrarca, via Guido Monaco 12 (Arezzo)  ;  17 giugno 2022 ore 21.15.

Processo di Rottura è uno spettacolo di teatro civile che ripercorre uno dei capitoli più significativi e controversi della storia politica e giudiziaria italiana nel secondo dopoguerra: il processo ai capi storici e fondatori delle Brigate Rosse. L'organizazione eversiva di estrema sinistra che puntava a sovvertire, con la lotta armata, le istituzioni e l'ordine costituzionale, si trovò alla sbarra del palazzo di giustizia di Torino, dal 1976 al 1978, nel mezzo di una stagione drammatica segnata dallo spargimento di sangue tra opposte fazioni, dalle stragi e dagli omicidi eccellenti (politici, uomini delle istituzioni) perpetrati dalle stesse Brigate Rosse anche allo scopo di condizionare e bloccare il processo a loro carico, di fatto più volte rinviato per il pesante clima intimidatorio che si era instaurato. Oggi, grazie alla Fondazione per la Formazione Forense degli Avvocati di Arezzo e alla documentata e vibrante messinscena della Compagnia Teatrale "Pizzichi di Sale", si potranno rivivere "da vicino" le fasi salienti di quel "Processo di rottura”. 

Come allora venne chiamato proprio per il venir meno, fino a stravolgerle, delle procedure e dei riti basilari del procedimento penale dal momento che i brigatisti, disconoscendo radicalmente l'autorità dello stato, revocarono, con un memorabile proclama, il mandato agli avvocati difensori e, delegittimando la Corte d'Assise quale organo giudicante, tentarono addirittura di invertire i ruoli e di far sedere la stessa sul banco degli imputati. Una partenza decisamente in salita, quella del processo alle BR, scandita dalle continue defezioni (circa 200) conseguenti alle funeste minacce rivolte ai giudici togati, a quelli popolari e agli stessi difensori d'ufficio e rese assai realistiche dalle cruente esecuzioni, sia precedenti che coeve al processo, come nel caso del procuratore Francesco Coco e del presidente dell'Ordine degli Avvocati torinesi, Fulvio Croce, soppresso per essersi sobbarcato la difesa d'ufficio dei brigatisti contro la loro volontà.

A dipingere uno scenario ancor più fosco ed inquietante si aggiunse, come non bastasse, il sequestro e l'assassinio del presidente della DC, Aldo Moro, che rappresentò un difficile banco di prova per la coscienza civile e politica combattuta tra timore e opposta speranza che lo Stato potesse scendere a patti con le Brigate Rosse fino a mercanteggiare la liberazione dei detenuti con la vita dell'uomo politico. I fatti andarono diversamente e, nonostante tutto, tra mille peripezie il processo andò avanti ed arrivò al capolinea con le dovute condanne ed assoluzioni e non era affatto scontato. Lo si deve soprattutto a quanti, siano essi giudici popolari o togati o avvocati d'ufficio, non si tirarono indietro accettando di correre il rischio e sfidare il destino, di sicuro non a cuor leggero, nel nome dello stato di diritto e di una giustizia condivisa, gli ideali in cui avevano sempre creduto. Fa riflettere, al riguardo, la lacerante e, per certi versi, paradossale condizione dei difensori d'ufficio che furono chiamati ad assistere i presunti mandanti dell'omicidio del loro Presidente e nonostante questo onorarono fino in fondo il loro compito impegnandosi a garantire, in ogni modo possibile, il diritto di difesa degli imputati.

Gli attori che calcheranno la scena indossando i panni dei protagonisti di quel processo ci restituiranno non solamente frammenti di cronaca giudiziaria ed umana ambientata tra le mura di un tribunale ma anche, di riflesso, uno spaccato delle inquietudini sociali e politiche che attraversarono in quegli anni la cultura giovanile antagonista a volte deviandola, ben oltre i confini della pratica politica, verso avventure ideologiche disperate e senza ritorno. Per tante ragioni lo spettacolo scritto e diretto da Andrea Iodice e portato sotto i riflettori del palcoscenico da un cast appassionato di attori e comparse, potrà interessare sia coloro che praticano o studiano per formarsi alla professione forense che quanti vogliano approfondire una vicenda giudiziaria, per certi versi memorabile, che ha scandito il corso della prima Republica continuando a far parlare di se fino ai giorni nostri. Lapidarie e cariche di significato le parole pronunciate alla fine dello spettacolo "..in quel periodo fummo molto vicini alla guerra civile, lo Stato vacillò ma non cadde, grazie al sangue di uomini onesti”.


Lo spettacolo è a offerta libera e l'intero ricavato sarà devoluto alla Croce Rossa per l'acquisto di beni prima necessità da destinare ai profughi dell'Ucraina.


L'iniziativa è patrocinata dal Comune di Arezzo

Lunedì, 13 Giugno, 2022