Tu sei qui

Prezzi al consumo: le ultime rilevazioni

Share button

Arezzo si conferma sotto la media nazionale mentre si consolida la deflazione

Per la seconda volta consecutiva, anche nel mese di settembre la rilevazione sull’andamento dei prezzi al consumo si è chiusa, ad Arezzo, con un indice di inflazione tendenziale sotto la soglia dello zero. In altri termini, per il secondo mese consecutivo il livello complessivo dei prezzi inclusi nel paniere dell’ISTAT – che a livello comunale comprende oltre 700 beni e servizi, per un totale di 5 mila quotazioni – è sceso rispetto a quello di un anno fa (settembre 2013) a -0,3%. L’indice generale depurato dalla categoria di spesa dei tabacchi sprofonda addirittura a -0,4%.

Alla fine del mese di agosto la situazione si era presentata in maniera non dissimile. La variazione dell’indice generale dei prezzi al -0,2% aveva fatto oltrepassare la soglia della deflazione, dopo due mesi di attesa (giugno e luglio) durante i quali la variazione mensile si era fermata sullo zero. La situazione aretina riflette, in negativo, quella nazionale, che secondo i dati diramati dall’ISTAT ha registrato a settembre una variazione congiunturale dei prezzi (rispetto al mese di agosto) pari al -0,3% e una variazione tendenziale (rispetto all’anno precedente) pari a -0,1%.

Com’è noto, l’indice dei prezzi al consumo (NIC) misura le variazioni mensili dei prezzi in 80 Co­muni capoluogo di provincia e consente all'ISTAT di monitorare in tempo reale l’andamento dell'inflazione. Il crollo dell’inflazione, preannunciato da un semestre a questa parte sia a livello nazionale che locale, ha raggiunto ad Arezzo un risultato che ha un unico precedente mensile nel corso del 2009, anno nel quale l’attuale recessione ha dilagato. In precedenza, occorre retrocedere di mezzo secolo, fino al 1959, per rintracciare un tasso di inflazione annuo inferiore all’uno per cento.

 

Tra inflazione e deflazione

L’azzeramento dell’indice di variazione dei prezzi, causato da una perdurante contrazione della spesa per i consumi delle famiglie (-2,5% nel solo 2013) costituisce l’anello finale di una concomitante serie di fattori economici negativi: la diminuzione del potere di acquisto, la di­soccupazione dilagante, l’incremento dell’area di povertà relativa, il progressivo contenimento dei consumi, esteso ai generi di prima necessità: alimentazione, abbigliamento, spese sanitarie. Se la tendenza non subirà inversioni significative, i prossimi mesi potrebbero regi­strare il consolidamento del passaggio dalla disinflazione (il rallentamento del tasso di inflazione) alla deflazione: una riduzione dei prezzi generalizzata e perdurante.

Si tratta di uno scenario assai preoccupante. Infatti, se a prima vista la frenata dell’inflazio­ne può apparire un elemento positivo, accompagnato da un maggior potere di acquisto, la stasi dei prezzi, e a maggior ragione la loro diminuzione, possono costituire un ulteriore elemento di freno dell’e­conomia. Le famiglie tendono infatti a rinviare gli acquisti, prevedendo sconti maggiori in futu­ro e paralizzando i consumi. Le imprese possono a loro volta rinunciare a investire, temendo di vendere i loro prodotti, in futuro, a prezzi più bassi del costo di produzione odierno, cau­sando una ulteriore contrazione dell’economia, che si avvita su se stessa. Si tratta di un campo minato, di cui si sono intravisti i contorni fin dall’inizio del 2014. Per valutarne la pericolosità può essere utile ricordare come il trattato dell’Unione Europea indichi quale obiettivo priori­tario della Banca centrale la stabilità dei prezzi, legalmente definita dalla BCE come il man­tenimento di tassi di inflazione inferiori ma vicini al 2% nel medio termine. In realtà, a di­cembre 2013 il tasso di inflazione nell’area euro è sceso al +0,8%; a luglio 2014 ha toccato il +0,4%; una decina di paesi presen­tano ritmi di crescita inflattiva inferiori all’1% o vicini allo zero; al­cuni come l’Italia versano già in stato di deflazione. E per il momento non sembrano invertire la tendenza i “mezzi non ordinari” (cioè le manovre monetarie) messi in atto dalla Banca Centrale Europea.

 

Le rilevazioni ad Arezzo

Per quanto riguarda i prezzi rilevati nel mese di settembre nel Comune di Arezzo, i settori che mostrano le maggiori percentuali di riduzione tendenziale sono quelli delle comunicazioni (-8,5%), dell’abitazione, acqua, energia elettrica, gas e altri combustibili (-2,0%), servizi sanitari e spese per la salute (-1,1%). In controtendenza, registrano aumenti gli indici relativi all’istruzione (+3.4%), abbigliamento e calzature (+1.8%), mobili, articoli e servizi per la casa (+1,3%). A un maggior livello di disaggregazione per classi di prodotto, risultano in sofferenza rispetto ai dodici mesi precedenti gli apparecchi telefonici e telefax (-17,7%), il gas (-10,6%), gli apparecchi per il trattamento dell’informazione (-9,9%), i giochi, giocattoli e hobby (-8,8%), le assicurazioni sui mezzi di trasporto (-8,0%), gioielleria e orologeria (-6,9%) la frutta (-6,7%). In controtendenza, aumentano i supporti di registrazione (+11,4%), le scuole dell’infanzia e l’istruzione primaria (+10,9%), i grandi utensili e attrezzature per la casa e il giardino (+9,6%), la raccolta rifiuti (+5,2%).

Le elaborazioni dei prezzi rilevate dal servizio statistico comunale vengono siste­maticamente pubblicate – dopo la validazione da parte dell'ISTAT – sul sito web del Comune (www.comune.arezzo.it), in una serie di pagine raggruppate sotto la voce “Dati statistici” e dedicate alla “Rilevazione dei prezzi al consumo”.

Mercoledì, 1 Ottobre, 2014