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"La politica dello scaricabarile non funziona più. Pretenderemo l'Imu dovuta, disponibili a una rateizzazione"

Su Arezzo Fiere e Congressi la replica del sindaco Ghinelli e dell'assessore Merelli

“Volendo rappresentare l’effettiva situazione della posizione di credito che il Comune di Arezzo vanta nei confronti della società Arezzo Fiere e Congressi senza cadere in facili strumentalizzazioni politiche che mal si giustificano in un rapporto di partecipazione societaria, in cui il Comune di Arezzo possiede l’11%, sono necessarie alcune considerazioni”.

È l’esordio di Alberto Merelli, assessore al bilancio del Comune di Arezzo in replica alle dichiarazioni di Andrea Boldi, presidente della suddetta società. “In primo luogo – prosegue Merelli – occorre evidenziare come vi sia un contenzioso pregresso che origina dal mancato pagamento dell’Ici, ora Imu, relativo all’area e fabbricato di via Spallanzani per le annualità dal 2005 a oggi per un debito complessivo di circa 1,7 milioni di euro. Poi c’è stata la sentenza del 30 maggio 2015 della Corte di Cassazione che ha definitivamente stabilito come gli immobili adibiti a fiere come quello di Arezzo dovevano, e devono, pagare l’Ici, ora Imu e pertanto il credito del Comune verso Arezzo Fiere è divenuto certo e definitivo. Di conseguenza, l’evento pignoramento è sorto quando Equitalia ha notificato il primo aprile scorso la cartella esattoriale relativa all’imposta 2008 per circa 130 mila euro e ha proceduto il successivo 22 luglio a effettuare il detto pignoramento presso terzi. Pignoramento accelerato dalla segnalazione da parte anche della Camera di commercio di Arezzo che doveva procedere a pagare delle somme alla società Arezzo Fiere. Arezzo Fiere, a sua volta, il 3 agosto ha presentato istanza di sospensione tramite posta elettronica certificata e, nelle more della decisione dell’Ufficio tributi del Comune di Arezzo, dopo solo due giorni ha ‘confezionato’ la conferenza stampa. Da evidenziare che eventuale dispositivo di sospensione è di stretta competenza degli uffici comunali e non dell’organo politico: Sindaco o Giunta. Nel frattempo Arezzo Fiere ha perfino pagato i 130.000 euro. Quindi anche tutto il rumore e l'addebito di responsabilità al Comune sollevati non riesco a capirlo. Questa è la ricostruzione dei fatti.

Dopo di che, ci sono valutazioni più generali da fare: come assessore – incalza Merelli – mai mi sono permesso, e mai mi permetterò, di assumere decisioni che la legge non mi consente o di intervenire sulla sfera decisionale dei dirigenti comunali. Prescindendo dai tempi tecnici per rispondere all’istanza di sospensione, che non possono comunque essere di due giorni soltanto, la questione è se il Comune può sospendere la riscossione affidata al concessionario Equitalia di un credito esigibile e con nessuna possibilità di avere sentenze di annullamento. La pretesa tributaria di un Comune non può, e non deve, essere oggetto di negoziazione, ancorché nei confronti di una società partecipata, ed è pertanto irrinunciabile. Ferreo obbligo di legge ma anche principio di ragionevolezza ed equità. Eventuali sconti e rinvii sarebbero infatti un depauperamento delle finanze comunali a carico della collettività degli aretini e un’evidente difformità di trattamento nei confronti dei contribuenti, specialmente le imprese che, in un grave periodo di crisi, comunque si impegnano a pagare, pur con estrema difficoltà, queste imposte. Sia pertanto chiaro che l’Imu e l’Ici non pagata da Arezzo Fiere viene pagata da tutti gli altri aretini.

Infine – conclude Merelli – sbandierare l’Ici e l’Imu come causa delle difficoltà della società risulta pretestuoso e volto a distogliere l’attenzione dai suoi veri problemi: Arezzo Fiere e Congressi nel 2013 ha chiuso il bilancio con una perdita ante-imposte di 2,898 milioni di euro e nel 2014 di 1,038 milioni di euro. La politica dello scarica-barile adottata dall’organo amministrativo dovrebbe essere sostituita da una più attenta analisi della propria attività gestionale. In una società in cui la responsabilità dei risultati negativi della gestione viene addossata a un socio di minoranza come il Comune e non all’organo amministrativo che li ha determinati, c’è evidentemente qualcosa che non funziona”.

“Mi meraviglia – ha dichiarato il sindaco Alessandro Ghinelli – che l'attuale management non comprenda il fatto che siamo solo soci di minoranza in questa società. A mio avviso è proprio questo management di Arezzo Fiere e Congressi che è un problema, lo dico alla luce dei risultati economici ottenuti e delle uscite sopra le righe. Pongo la questione se sia il caso di mantenerlo.  Questa premessa politica è fondamentale perché non c'è dubbio che Arezzo Fiere e Congressi rappresenti un fulcro importante per veicolare l'immagine di Arezzo e portare eventi congressuali ed espositivi, quindi riponiamo aspettative su questa struttura. D'altronde, l'area ex Lebole, dirimpettaia a quella della struttura fieristica, è oggetto di un discorso aperto con gli investitori per una nuova viabilità: obiettivo è anche quello di mettere a frutto i parcheggi dell'area per il centro affari. Certo, ribadisco che la nostra forza è quella di esprimere un consigliere nel cda in virtù di una partecipazione dell'11 %. Se Arezzo Fiere è struttura sulla quale la collettività deve continuare a contare, il Comune non tanto come socio ma come ente territoriale si rende disponibile a proporre una rateizzazione lunga di questo debito. Non possiamo sospenderlo, non possiamo cancellarlo ma possiamo renderlo estinguibile ad esempio in otto anni.

Credo poi che ci siano alcune criticità che ricadono su quella struttura, dalla sua funzionalità all'auditorium. È un edificio che si presenta come un rettangolone lungo e la mainstreet dove tutti vogliono esporre è più corta dell'asse ortogonale. La progettazione di questa sala è stata sbagliata fin dall'inizio. Quindi c'è da capire come la struttura possa essere modificata. L'utilizzo dell'auditorium è inoltre un sottoutilizzo: il congresso nazionale delle Acli avrebbe dovuto essere ospitato lì, a metà settembre. Un congresso dove lo fai se non in un auditorium? La giunta precedente ha dato invece la disponibilità del Petrarca per questo evento. Ma scherziamo? È un cattivo uso di due risorse, un teatro e un auditorium. E sarò costretto ad aprire il Petrarca per tre giorni a metà del mese prossimo perché il percorso organizzativo del congresso era già concluso. Apriremo il teatro per una manifestazione impropria e si tiene un auditorium vuoto.

Secondo, vogliamo un piano industriale per dimostrare in quanti anni Arezzo Fiere e Congressi possa arrivare a un pareggio. Ma mi basta una modesta perdita perché il vantaggio che comunque porta alla città giustifica perfino un piccolo disavanzo. Non intendo usare nei confronti di una società come Arezzo Fiere un atteggiamento diverso da quello che uso per altre società. Come primo cittadino non voglio sentirmi dire da altri cittadini: 'perché loro no?'. Di questi temi ne ho parlato con il presidente Andrea Sereni, con il quale ho un confronto costante e costruttivo, aspetto di parlarne con Andrea Boldi”.

Sabato, 1 Agosto, 2015