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Novecento. Tensioni e figura

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La nuova grande mostra alla Galleria di Piazza San Francesco

Novecento. Tensioni e figura celebra, ad Arezzo, la pittura dei maestri figurativi italiani. La mostra, dalla Galleria Comunale d’Arte Contemporanea - a cura di Fabio Migliorati, 7 marzo / 1 maggio, inaugurazione domenica 4 marzo alle 17.30 - costituisce la prima tappa di un’operazione culturale che parte dall’estetica e giunge alla musica, passando per filosofia, letteratura, teatro. Al timone, l’assessorato alla Cultura del Comune di Arezzo, che si sta adoperando per trasformare la città in una fucina di idee e creatività, di cui l’esposizione rappresenta l’esordio, dalla sede più prestigiosa del territorio, adesso rinnovata e pronta per un percorso di eventi interdisciplinari che intendono condurre la cittadinanza ad altri modi di guardare l’arte, di stare di fronte a un’opera, di viverla. Potrebbe dirsi “didattica informale”. Novecento. Tensioni e figura sarà inaugurata alla presenza del Sindaco di Arezzo, Giuseppe Fanfani; dell’assessore alla Cultura e Spettacolo, Pasquale Giuseppe Macrì; dell’assessore alla Cultura di Bagno a Ripoli (Firenze), Alessandro Calvelli; di Roberto Casamonti, Tornabuoni Arte collaboratore dell’esposizione; di Francesco Falsini, presidente dello sponsor ATAM S.p.A.; di Fabio Migliorati, critico d’arte e curator. Orari: dal mercoledì alla domenica e festivi 11.00 / 13.00 − 16.00 / 19.00.

Novecento. Tensioni e figura si muove nell’ambito della prima figurazione italiana del secolo XX: evocativa e volutamente non scientifica. Oltre trenta artisti, per quasi quaranta opere, a rivestire i due piani dell’edificio, ora bell’esempio di white box contaminato. Da Giacomo Balla a Renato Guttuso. E in mezzo Umberto Boccioni, Massimo Campigli, Carlo Carrà, Felice Casorati, Giorgio de Chirico, Filippo De Pisis, Giorgio Morandi, Ottone Rosai, Alberto Savinio, Mario Sironi, Ardengo Soffici.

Alcuni capolavori: Giacomo Balla (Luce nella luce, 1928), Giorgio de Chirico (Cavallo e cavaliere, 1929; L’addio dell’amico che parte all’amico che resta, 1950), Giorgio Morandi (Natura morta, 1930), Alberto Savinio (La famille, 1930), poi una maternità di Sironi, un paesaggio di Soffici, Viani del 1918, infine Afro e Magnelli figurativi.

Scrive Migliorati in catalogo (edizioni Forma): «le Tensioni sono quelle del primo Novecento: una specie di stadio sempre precedente o successivo e mai centrale, definitorio, scientifico; si tratta di un’espressività in qualche maniera pacata, sazia, che si declina in placido messaggio di bellezza. Le tensioni si avvertono intorno alla figura umana, adesso protagonista di un ambito decisivo, che non si organizza nell’espressività astratta, ma si oggettiva nel sentire di una conoscenza sempre più o meno riconoscibile. L’esposizione muove da pratiche pre-futuriste e paesistiche, entro confini metafisici e plastici, mirando fra Il gruppo dei sette e Il gruppo degli otto, per ripartire da Corrente, a distanza da intuizioni pre-surrealiste per nulla smentite dai blu angelici di Osvaldo Licini. […] Novecento. Tensioni e figura è un magico contributo all’arte della figura, ormai in stile storico, nel tentativo di manifestare l’esercizio del sentire italiano».

La mostra raggiungerà in settembre Bagno a Ripoli, Firenze, esempio dell’aretinità pittorica trecentesca per l’oratorio di Santa Caterina, affrescato da artista aretino su incarico di committente aretino (quel Benedetto Alberti, il quale, nella seconda metà del XIV secolo, sceglie dal testamento Spinello di Luca Spinelli).

Mercoledì, 1 Febbraio, 2012