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Nopop-art!

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Mario Schifano alla Galleria Comunale di Arte Contemporanea

L’assessorato alla cultura del Comune di Arezzo propone il terzo appuntamento del 2012 negli spazi della Galleria Comunale d’Arte Contemporanea di Piazza San Francesco: Nopop-art!

Si tratta dell’esposizione personale dell’opera di Mario Schifano - fino al 5 agosto a ingresso libero. Da mercoledì a domenica + festivi - 10.00 / 13.00 − 16.00 / 20.00

Dopo Hic et Nunc di Lucio Fontana, ecco il lavoro di uno dei più discussi e apprezzati artisti italiani, per la prima volta ad Arezzo in un’antologica che ne celebra la figura con importanti opere, tutte di rilevanti dimensioni, in cui è possibile “entrare” e smarrirsi. Quaranta anni di originale ideazione e produzione artistica nata tra lo stupore e l’incomprensione dei dotti e degli accademici e adottata poi a simbolo di nuove aperture culturali.

“Sto rischiando pur di conseguire importanti risultati per la crescita culturale della città - ha esordito Pasquale Macrì assessore alla cultura del Comune di Arezzo. Un rischio sono queste due mostre che si susseguono, Fontana e Schifano, milionarie ma che per il Comune sono state a costo zero. Sono oltre 3.000 i visitatori di questa galleria in occasione della mostra su Fontana, conto di bissare il successo con Schifano e raggiungere le presenze della mostra su Vasari.

Venendo a ‘Nopop art!’ non posso che riallacciare il filo del discorso con ‘Hic et nunc’ perché mio intento è fare capire l’alfabeto della modernità: la figura scompare per riesplodere di nuovo, ecco il percorso da Fontana alla seconda scuola romana, quella di Tano Festa, Giosetta Fioroni e, appunto, Mario Schifano. L’arte del secondo dopoguerra abbandona l’Europa per farvi ritorno con artisti come lui, prima irrisi, poi acquistati a più non posso e per questo anche falsificati; svincolata dalla contaminazione dei retaggi culturali e arricchita di un’esperienza più libera, positivamente barbara, e degli slanci dei pittori yankee. Sono certo che un titolo come quello che abbiamo dato alla mostra sarebbe piaciuto a Schifano”.

Così presenta la mostra il curatore Fabio Migliorati: “Un americano a Roma? Forse, ma soprattutto un artista che dipinge a occhi aperti sul presente e, proprio per questo, avversato e deriso dagli incolti cultori del canone e delle forme armoniose. Il primo a portare sulla tela romana gli schermi televisivi, i giocattoli d’infanzia, le réclames della nuova epoca - quella del benessere irrispettoso e del consumo oltre il bisogno. E tali risultati sono specchio della società che cambia, che risuona nel tempo di un’umanità ormai liquida, travolgente e rumorosa. Mario Schifano pone e muove il pennello sulla superficie pittorica: in velocità e in poco tempo; sì da cogliere la misura creativa nell’istante di un momento che già cambia, e consuma l’immagine pubblicitaria o televisiva.

Visitando l’esposizione aretina si avrà occasione di percorrere la vicenda artistica di un pittore vocato alla trasgressione, anche esistenziale oltre che artistica, e artefice di un gusto post-americano o meglio americano ‘di ritorno’. Mario Schifano è la personalità artistica più controversa della seconda metà del Novecento italiano; creativo, geniale, sempre autentico, maledetto, ha saputo coniugare - senza mai volerlo - opera e vita, grazie a un’esistenza esperita fino in fondo, tanto distratta quanto istantanea. Il suo lavoro, compiuto nel proprio farsi attimo descrittivo, ha in questo senso ricalcato il suo essere: simbolo di quello schermo nel quale l’artista sapeva annullare eventi e perfino oggetti. La fluidità impersonale della socialità contemporanea diventa criterio della sua visione artistica; è clima, stile, motivo che si fa flusso di immagini prodotte dalla civiltà tecnologica con l’idea della televisione sfacciata e insinuante: strumento analitico e sintetico insieme, che sfugge al controllo e strumentalizza chi l’ha creato - come la vita insidiata da un progresso che, pasolinianamente, non può dirsi ancora evoluzione. Il processo espressivo che interessa l’autore è quella costante di dati che costituisce - già dagli anni Cinquanta - la comunicazione quotidiana occidentalizzata e che si struttura, secondo gesto tecnologico partecipato, come vera e unica realtà totalizzante di un’epoca”.

 

MARIO SCHIFANO Nopop-art! Benvenuti, dunque, in questo viaggio nel pop no-pop. Ma attenzione: nonostante la matrice dei Monocromi - per esempio - sia la carta da pacco, simbolo merceologico, così come quella della Esso e della Coca-Cola è la logica pubblicitaria (fonte primaria e diretta del pop), il suo lavoro è occidentale e resta figlio dell’arte italiana, del gesto umano che non spersonalizza abbastanza, di quell’atteggiamento grafico che, malgrado l’uso esplicito dell’immagine in sé, non può non contaminare il proprio linguaggio espressivo. Cinquanta le opere, dal 1958 al 1998: dal Muro informale alla Musa ausiliaria - tutte pubblicate in sei volumi dello Studio Metodologico per la Catalogazione Informatica dei dati relativi all’opera del maestro, eseguita dall’Università degli Studi di Genova (DISAM), per Fondazione M.S. MultiStudio di Roma.

La mostra è realizzata dall’assessorato alla cultura e spettacolo del Comune di Arezzo, con la collaborazione di Telemarket, emittente bresciana che da mesi sta pubblicizzando sia la mostra che la galleria comunale, e il sostegno di IPERCOOP, di SUGAR Clothing Accessories Ideas, di ORCHIDEA Preziosi.

Venerdì, 1 Giugno, 2012