I soprusi e le violenze si combattono, in primo luogo, rompendo il muro di silenzio e di paura che fino ad oggi hanno quasi inevitabilmente generato. Dobbiamo quindi ringraziare il giovane gay che, ripetutamente aggredito, ha fatto la scelta di non “nascondersi” e di tentare di dimenticare i soprusi subiti. Reagendo e rivolgendosi alla magistratura ha dato una lezione di coraggio civile che non solo deve essere apprezzata ma condivisa.
La sua non è la battaglia di una singolo ma deve essere un passo ulteriore sulla strada dell’impegno dell’intera società. Delle istituzioni in primo luogo e penso alla indispensabile legge contro l’omofobia. Ma anche di ogni espressione della società: dalle famiglie alle scuole, dai centri di aggregazione alle società sportive alle associazioni culturali. L’impegno deve essere contro ogni forma di discriminazione e di aggressione. Non solo fisica ma anche verbale. Dobbiamo continuare a lavorare per l’affermazione della cultura del rispetto e della solidarietà.