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Icastica teatro e danza

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Il gran finale domenica all’insegna di Israele

Domenica 4 agosto alle 21,30 in Piazza San Domenico gran finale di “Icastica teatro e danza” con il doppio spettacolo targato Israele che vedrà in successione due tra le migliori compagnie di danza del mondo. È anche per questo che Icastica e l’estate aretina hanno potuto fregiarsi del sostegno dell’ambasciata d’Israele in Italia. E l’assessore alla cultura Pasquale Macrì precisa: “dopo Emma Dante che ha proposto il suo ‘Verso Medea’ ad Arezzo in data unica in Italia prima di partire per la Finlandia, Icastica propone una bellissima giornata di danza contemporanea. Siamo riusciti ad avere due coreografi e compagnie di livello unico grazie alla collaborazione dell’ambasciata di Israele che su Icastica ha investito anche economicamente. Perché Israele? Perché la danza è una forma d’arte che ancora ha le capitali. Pensiamo all’arte: nel passato le capitali sono state Firenze, Venezia, Brugge, Parigi, New York poi però questa cosa si è un po’ persa perché l'arte si è ‘glocalizzata’. La danza invece conserva questa caratteristica: e oggi la capitale mondiale è Tel Aviv, succeduta a Bruxelles, New York e Tokio”.

 

Partiamo con “We do not torture people”, coreografie Noa Shadur, danzatori Einat Betsalel, Or Hakim, Almog Loven. Musica originale Shahar Amarilio. Il titolo dell’opera proviene da una dichiarazione recitata nell’esercito degli Stati Uniti. Il lavoro esplora la condizione umana in un’epoca di “terrorismo comune”, radicato e indipendente, razionale e irrazionale e si sviluppa intorno a dei corpi fragili che si confrontano con una realtà tecnologica che interroga non solo la fisicità, ma anche la fantasia. I tre danzatori sono allo stesso tempo bambini innocenti e pericolosi militanti. I loro movimenti minimalisti alludono a un profondo desiderio di ordine di fronte al caos. Mentre i loro corpi si incontrano nello spazio, le loro intenzioni iniziano a soffocare. Come il caso di ogni macchina, il minimo errore può deviare un delicato equilibrio e il gruppo si rivolta al proprio leader, lasciandolo solo nelle difficoltà.

 

Seguirà “The hill”, coreografia, colonna sonora e costumi Roy Assaf. Danzatori Igal Furman, Shlomi Biton, Roy Assaf. Musica originale ed editing Shlomi Biton. Musiche: “The Israeli Army March” eseguita dalla banda dell’esercito israeliano guidata da Yitzhak Graziani, “Giv’at HaTahmoshet” di Yoram Taharlev, “I started a joke” di Bee Gees.

The Hill è basato sulla canzone ebraica Givat Hatahmoshetche e parla della “Ammunition Hill” - letteralmente “Collina delle Munizioni” - di Gerusalemme, sede di battaglie sanguinose durante la Guerra dei sei giorni. Un uomo si arrampica su una collina terrosa e mentre sta sulla vetta qualcosa lo spinge a pensare che si trovi su un terreno sacro. Gli uomini sanciscono l’importanza di questa collina con le loro azioni, perpetuando rabbia, maledizioni e una fede cieca. Canzoni e danze affermano la loro fede e li rassicurano che vivranno lì per sempre. I loro movimenti rappresentano l’essenza dell’occupazione: sembrano soldati con petti gonfi per la convinzione. Durante le celebrazioni della battaglia sono meccanici, come fossero sotto l’influsso di una maledizione: la loro è una specie di danza degli spiriti, un circolo festoso di cameratismo eseguito con una coordinazione perfetta e inquietante.

Giovedì, 1 Agosto, 2013