Un cuore pulsante quale simbolo di moralità, attraversato da venature in cui scorre oro, file rouge della mostra diffusa “Aurum” che l’artista Fabio Viale sta esponendo in città e simbolo di Arezzo e della sua economia che evidenzia un legame tra la tradizione manifatturiera aretina e la tradizione del Saracino: è questo il “segno” che lo scultore piemontese ha voluto imprimere nell’elsa della lancia d’oro della 142esima edizione della Giostra del Saracino donando alla città e al quartiere che la vincerà un’opera d’arte straordinaria. Il trofeo, realizzato a quattro mani da Viale insieme al maestro intagliatore Francesco Conti, è dedicato al Comune di Arezzo nella ricorrenza dei 250 anni dell’emanazione del motuproprio del 7 dicembre 1772, con cui il granduca Pietro Leopoldo di Asburgo-Lorena varò la “riforma comunitativa” della città istituendo la prima forma associativa di comunità aretina quale organismo amministrativo e politico.
Il cuore scolpito da Fabio Viale è stato incastonato nell’elsa della lancia dal maestro Francesco Conti che da decenni realizza i trofei della Giostra del Saracino. Luca Berti, consulente storico della Giostra del Saracino ha tratteggiato i punti salienti della dedica: “il Comune di Arezzo, anzi il Console che è l’espressione di volontà dei cittadini di autorganizzarsi e di creare organismi che difendano e rappresentino i propri interessi è per la prima volta attestato alla fine dell’undicesimo secolo. Il Comune per definizione non riconosce autorità superiori, che all’epoca erano quelle dell’Impero e del Papato, ma i Comuni riescono ugualmente ad autoaffermarsi e lo fanno attraverso le Città-Stato, le Repubbliche, divenendo di fatto enti sovrani con potere di autodeterminazione che è prerogativa fondamentale della sovranità. In questo senso esiste una linea continua che lega il Comune delle origini al Comune di oggi rappresentato dal sindaco Ghinelli, senza discontinuità, ma con rotture: il momento di passaggio tra le due situazioni è rappresentato proprio dalla riforma comunitativa voluta dal Granduca Pietro Leopoldo di Asburgo-Lorena nel 1772 che con un motuproprio, quindi di propria iniziativa, interviene a variare gli ordinamenti del Comune di Arezzo. La riforma riguarda tutto il territorio dello Stato con provvedimenti città per città, zona rurale per zona rurale e si svolge nell’arco di 14 anni. Dal punto di vista strutturale semplifica, razionalizza, ammoderna tutta la struttura comunale, riunifica il territorio della città con quello delle cortine e determina un cambiamento epocale: i diritti politici che prima erano legati esclusivamente alla famiglia e a cui si poteva accedere solo con legami familiari, d’ora in poi diventano diritti del singolo”.
Per quanto riguarda l'esito dell'estrazione delle carriere, ecco l'ordine con cui i cavalieri scenderanno in lizza domenica 4 settembre: Porta Santo Spirito, Porta del Foro, Porta Crucifera, Porta Sant’Andrea.