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Giostra: la presentazione della Lancia d'oro

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È dedicata al Monastero di Camaldoli ed è stata disegnata da Censini

Presentata questa mattina in Comune la lancia d’oro in palio per la 124esima edizione della Giostra del Saracino. “Un’opera particolarmente bella – ha dichiarato il Sindaco Giuseppe Fanfani - frutto della maestria ancora una volta dell’intagliatore Francesco Conti. L’idea è dell’artista Giuliano Censini cui vanno i miei ringraziamenti e congratulazioni. Sarà la sorte assieme all’abilità dei giostratori ad assegnare il trofeo al quartiere che primeggerà in Piazza Grande. “Ringrazio – ha aggiunto il primo cittadino – anche chi ha reso possibile la realizzazione adottando il trofeo della Giostra del Saracino”. Come di consueto la lancia d’oro è realizzata dall’intagliatore aretino Francesco Conti, con la supervisione di Luca Berti, consulente storico dell’Istituzione Giostra del Saracino. Il bozzetto è opera dell’artista Giuliano Censini, vincitrice del relativo concorso di idee. Per questa edizione la lancia d’oro è stata adottata da Confartigianato. Il Presidente Giovan Battista Donati ha sottolineato che “l’associazione di categoria intende sostenere e valorizzare le maestranze dell’artigianato e della città. La lancia d’oro le sintetizza e la città forte delle sue tradizioni è impegnata nel migliorare le bellezze che custodisce compresa la Giostra del Saracino”. Giuliano Censini, ideatore del bozzetto ha sottolineato che “l’opera si basa sull'antico simbolo ravennate con due colombe che bevono in un unico calice sormontato da una stella che esprime l'unità armonica vissuta nell’unico calice della Fede e dell'Eucarestia dalle due esperienza monastiche: l’eremitica e la cenobitica”. “La dedica – ha aggiunto Censini - è al Monastero di Camaldoli che è sempre stato luogo di alta spiritualità e di ecumenismo spirituale, centro mondiale per il dialogo fra le religioni, per questo motivo nella parte inferiore sono riportati a corona e ripetuti equamente i tre simboli delle religioni monoteiste, la croce a simbolo del cristianesimo, la stella di David a simbolo dell'ebraismo, e la mezzaluna a simbolo dell'islam”. All’artista i complimenti sono stati rivolti dal primo cittadino, dall’assessore alla Giostra Lucia De Robertis, e dai quattro rettori dei quartieri presenti alla cerimonia. E stamani nelle sale espositive del Benvenuti ad Arezzo è stata anche inaugurata la mostra dei bozzetti delle lance d’oro 2012. L’esposizione rimarrà aperta dal 26 di agosto fino al 16 di settembre con orario: dal lunedì al venerdì 10-13 e 15-18, il sabato ed i festivi dalle 10 alle 19. In distribuzione anche il catalogo contenente i bozzetti vincitori , i segnalati e quelli selezionati dalla giuria sia per la lancia dedicata a Giovanni Paolo II sia per quella che i quartieri si contenderanno domenica 2 settembre. Monastero di Camaldoli e Ordine camaldolese (1012 – 2012) La ‘lancia d’oro’ della Giostra della Madonna del Conforto anno 2012 (124a edizione dell’età contemporanea) è dedicata al monastero di Camaldoli e all’omonimo Ordine religioso, in occasione del millenario della sua fondazione. Nel 2012 viene celebrato il millenario della fondazione dell’eremo di Camaldoli, in Casentino, da parte di san Romualdo di Ravenna. In realtà, l’eremo fu costruito intorno al 1023/1025, ma la data esatta della fondazione fu ben presto dimenticata e nella tradizione si impose l’anno 1012. Per questo motivo, in omaggio ad una inveterata tradizione, è stato scelto il 2012 come data del millenario. L’eremo è stato protetto fin dalle origini dai vescovi di Arezzo, dai papi e dagli imperatori. Ha aggregato intorno a sé molte chiese, monasteri ed eremi, arrivando a contare più di cento ‘case’. Il legame tra le case si è evoluto nei secoli, passando da una totale subordinazione ad un modello federativo: la Congregazione o Ordine Camaldolese, diffuso soprattutto in Italia centrale, Emilia-Romagna, Veneto e Sardegna. Camaldoli ha significato per la vita religiosa una singolare sintesi di monachesimo benedettino ed eremitismo orientale, dando vita ad un modello originale di ‘eremitismo regolare’. L’ascesi, la severità della disciplina e la profondità mistica della spiritualità hanno portato l’ordine a prosperare per tutto il medioevo e l’età moderna, fino alle soppressioni dell’Ottocento, decretate da Napoleone e dal Regno d’Italia. Nonostante che la scelta di base degli eremiti e dei monaci fosse il distacco dal mondo, i Camaldolesi hanno sempre dialogato con la società del loro tempo e nel tardo medioevo hanno cominciato anche ad aprirsi in modo significativo alla cultura. Nel Quattrocento i monaci di S. Maria degli Angeli di Firenze e di S. Michele di Murano a Venezia sono stati al centro del rinnovamento culturale dell’umanesimo cristiano, con personaggi di spicco come il priore Ambrogio Traversari (1386-1439), che fu attivo nelle traduzioni dal greco in latino. L’eremo è stato anche una potenza signorile di primo piano: grazie alle ricche donazioni di terre, ad una sapiente gestione del patrimonio fondiario e forestale (ai Camaldolesi si deve la creazione del primo codice forestale per il corretto utilizzo delle risorse del bosco) e ad una politica di amicizia con le grandi famiglie signorili, come i conti Guidi, gli eremiti seppero costruire intorno all’eremo una forte signoria. Oggi la comunità monastica abita ancora l’eremo e il sottostante archicenobio di Camaldoli. L’apertura al mondo si manifesta nell’accoglienza ai forestieri e agli ospiti, nell’organizzazione di incontri di studio e di settimane di formazione spirituale per religiosi e per laici, ma soprattutto nel tenere vivo il dialogo con le altre religioni, in una prospettiva ecumenica. (a cura Dr. Luca Berti) Giuliano Censini Giuliano Censini nato a Sinalunga (SI) nel 1951, vive e opera a Torrita di Siena (SI). Diplomato all'Istituto d'arte “Piero della Francesca” di Arezzo ha frequentato i corsi della facoltà di Architettura presso l’Università degli studi di Firenze. È stato docente di Design e Progettazione dell’oreficeria presso gli Istituti d'arte di Arezzo, Macerata, e Pistoia; e ininterrottamente per oltre trent’anni presso l’Istituto d'Arte “Piero della Francesca” di Arezzo. La sua pittura, da una iniziale matrice figurativa che lo ha visto indirizzato verso una pittura prevalentemente realistica si pone da oltre venti anni nel dibattito artistico italiano verso un informale materico “senza che lo spirito d'astrazione bandisca lo spirito d’empatia”. Ha realizzato sia in ambito pittorico che scultoreo varie opere pubbliche, nonché specifici manufatti realizzati in materiale prezioso collocati in contesti civili e religiosi. Le sue opere si trovano esposte in Musei, Enti, Amministrazioni pubbliche, in Collezioni private in Italia, in Europa, Australia e Stati Uniti d’America.

Mercoledì, 1 Agosto, 2012