“Una verità e due gravi omissioni, tutto condito da qualche inesattezza e da molte lacrime di coccodrillo”. Così Francesco Francini capogruppo PdL al comune sulle dichiarazioni di fine anno del Sindaco Fanfani. “Che i comuni paghino la crisi più di altri perchè sono il terminale delle istituzioni verso i cittadini e perché Roma è sempre più lontana dalle esigenze del territorio è una triste verità. Detto questo, bisogna smettere di piangere perchè lo Stato non sborsa più soldi! Le risorse bisogna andarsele a cercare. Ad un certo punto non basta più risparmiare, e anche su questo c’è molto da ridire, pensiamo ai 900.000 euro buttati per l’inutile pista ciclabile di via Calamandrei, ma occorre incrementare il gruzzolo. Il cavallo non può solo essere messo a dieta bisogna dargli anche qualche sostanza altrimenti si fa come Monti che a forza di ipotetici risparmi e sicure tasse ha dimagrito gli italiani. Più gravi sono le due omissioni: l'economia e la sicurezza” continua Francini “Sarà difficile rialzarsi con la cultura, soprattutto con il provincialismo che caratterizza questa amministrazione. Fa sorridere poi la dichiarata ricerca da parte del Sindaco di sponsor per il teatro tenda, ma il tendone rosso vicino all’ipercoop, non era già stato pomposamente inaugurato in campagna elettorale? Cosa fa il Sindaco poi per promuovere la vocazione manifatturiera, non solo oro, di Arezzo, per attrarre investitori che vengano a produrre nella aree industriali vuote? Se possibile più grave la seconda dimenticanza: cosa racconta Fanfani alle famiglie di Saione che la notte devono fare la ronda alle macchine? Cosa ne è della famose telecamere (non vengono accese perchè comprate con i soldi del governo Berlusconi?) Come si combatte la criminalità quotidiana di furti e borseggi? Per il sociale poi, se è vero che si è giunti all'osso e che le criticità aumentano, la giunta e l’assessore hanno una cosa sola da fare, vengano in consiglio comunale con un atto che ridisegna tutto il tema nel nostro comune, noi saremo disposti in quella sede, come altre volte abbiamo fatto, a discuterne” .
