Tu sei qui

Francini: “la democrazia vive di critica e libertà non di paternalismi e autocensure”

Share button

Il capogruppo PdL commenta la lettera del Sindaco Fanfani su Icastica
Capisco ma non mi adeguo. Sono più che ovvie le ragioni della lettera del Sindaco su Icastica. Dinanzi a normali critiche e ad altrettanto normali e salaci battute, la sua reazione è di indurre tutti al silenzio o almeno al “sottovoce”. Da una parte l’atteggiamento paternalistico verso i Rettori dei Quartieri: della serie “ragazzi non urlate perchè i vicini sentono ed è vergogna”. Dall’altra un atteggiamento ancor più stigmatizzabile: una sorta di palese e talvolta aristocratica insofferenza verso la critica e la non condivisione delle sue scelte. Un modo di fare non accettabile nemmeno se presentato in nome di un “bene superiore” che egli individua nel successo di una manifestazione organizzata dal Comune di Arezzo. Caro sindaco non conosciamo “bene” più grande della libertà. La critica, anche quella ironica in cui come aretini siamo bravissimi, è il sale della democrazia. Se Fanfani cita Lucrezio noi rispondiamo con Quintiliano "satura tota nostra est", la satira è cosa intimamente italiana, toscana in particolare. Al sindaco, il quale sostiene che Icastica “non avrebbe fatto scandalo né a Londra né a New York, non deve farlo neppure ad Arezzo” ricordiamo che nè Londra nè tantomeno New York, hanno la fortuna di possedere contesti storico artistici come le Logge Vasari o come Piazza della Libertà, luoghi che avrebbero meritato maggiore attenzione nella individuazione come sedi di installazioni “artistiche”. L’esperienza personale ci insegna che ovunque nel mondo libero un’iniziativa, una qualsiasi iniziativa, produce lodi e critiche, è l’essenza della democrazia. Siamo certi, proprio perché scevri da ogni provincialismo, che anche a New York o a Londra ci sarebbe stato chi avrebbe espresso il proprio dissenso per Icastica. Magari con modi diversi, forse meno salaci, ma lo avrebbe espresso. Il provincialismo ha una caratteristica su tutte l’omologazione a quello che “suggeriscono” gli “esperti”. A tutti deve essere consentito di esprimere un giudizio, tanto più se esso non coincide con quello “ufficiale”. Il punto è un altro, per anni il sindaco e la sua giunta hanno somministrato agli aretini una minestra allungata e sciapita che nessuno mangiava e, quindi, neanche criticava. Per la prima volta un suo assessore propone qualcosa di più “saporito”, magari per taluno immangiabile, ma sicuramente più “saporito”, e il sindaco si preoccupa delle critiche perché, a forza di non fare niente, non è abituato nemmeno a riceverne. Giudichiamo molto grave l'atteggiamento verso la stampa a cui, senza mezzi termini, si chiede di auto censurarsi. Se il sindaco veramente auspica una sforzo “comune” per fare uscire Arezzo dalla crisi, allora inizi a fare quello che noi gli indichiamo da anni, coinvolga tutte le forze della Città prima di fare le cose. Pretendere che tutta la società aretina si allinei a scelte non condivise nella fase progettuale è inaccettabile. Nulla di Icastica è passato ad esempio per le commissioni comunali, se non inutili dichiarazioni di principio. L'arte vive solo dove c'è la libertà e c'è libertà dove tutti possono dire la loro. Arezzo prima ancora di essere città operosa, ricca di arte e culla del lavoro è una città democratica e sulle libertà democratiche sancite dalla costituzione il Sindaco ha giurato.
Sabato, 1 Giugno, 2013