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Fini sulla Provincia: “ci vuole buon senso”

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“Applicare i dati Istat 2011 e non quelli del 2001”. E lavorare per superare i vincoli penalizzanti del Patto di stabilità

Provincia: “ci vuole buon senso. È evidente che i dati Istat ai quali far riferimento devono essere quelli del 2011 e non certo quelli del 2001”. Patto di stabilità: “il Legislatore si deve porre la questione dei vincoli che subiscono gli enti locali, a cominciare dal blocco degli investimenti. Anche per un evidente principio di equità: perché se ci sono state pratiche negative che hanno coinvolto la vita degli enti locali di tutto il territorio nazionale, penalizzare i Comuni virtuosi lede questo principio cardine del nostro ordinamento. È chiaro che la facoltà di reinvestire risorse va concessa secondo puntuali previsioni e per precisi settori di intervento. E la mia personale convinzione è che fra questi criteri guida la priorità sia data al sociale. Almeno nella prossima legislatura la questione non sarà più eludibile”.
Il Presidente della Camera, Gianfranco Fini, non si è limitato a un saluto di rito nell’aula del Consiglio Comunale di Arezzo. Ha infatti affrontato due temi centrali che il Sindaco Fanfani gli ha sottoposto: provincia e patto di stabilità. “Penso – ha commentato il Sindaco dopo l’incontro – che le dichiarazioni del Presidente della Camera possano contribuire alla razionalità e alla lucidità del dibattito in corso. Ne ricaviamo la conferma che l’impegno dell’intera realtà aretina per la difesa della Provincia è giusto e legittimo. E che i vincoli più assurdi del Patto di stabilità devono essere al più presto superati per garantire il sostegno alle imprese e nuove possibilità di sviluppo”.
Il Presidente Fini è arrivato puntualissimo alle 15,30 in palazzo comunale. L’incontro nella sala consiliare è stato aperto dal Presidente del Consiglio, Luciano Ralli, che ha ricordato la storia di Arezzo, le sue radici, le sue connotazioni democratiche. Ha quindi affidato al Presidente della Camera “un piccolo spunto” sulle riforme istituzionali e ha chiesto “se non sia venuto il momento di una riflessione sulla sproporzione tra il potere degli organi esecutivi e quello delle assemblee elettive. Non rischiamo di diventare un Paese più efficiente ma meno democratico?”.
È quindi intervenuto il Sindaco Giuseppe Fanfani che si è dapprima soffermato sul Patto di stabilità: “siamo di fronte al blocco degli investimenti e quindi all’impossibilità di sostenere in modo concreto il sistema economico locale e le prospettive di sviluppo del territorio. Il Patto di stabilità ci impedisce perfino di corrispondere alle imprese quanto loro dovuto e pur avendo in cassa le necessarie disponibilità finanziarie. Abbiamo gravissime difficoltà nel mantenere i servizi essenziali per i cittadini, a cominciare da quelli per gli anziani e i bambini. Le possibilità di ripresa del nostro sistema economico continuano a essere condizionate da un grave deficit strutturale”.
Ha quindi affrontato il tema del riordino delle province: “quella avviata e unitariamente sostenuta da Arezzo non è una battaglia di conservazione o di campanile. Tutti concordiamo con la necessità di una riorganizzazione dei livelli istituzionali che determini maggiore efficienza e minori spese. Ovviamente senza provocare abbassamenti dei livelli di democrazia e marginalizzazione di intere aree e comunità. Arezzo, pur avendo sulla base dei dati bimestrali Istat raggiunto anche il requisito degli abitanti rischia di perdere la sua autonomia. Se lo spirito della legge è quello di conservare le Province che hanno 350 mila abitanti, allora Arezzo è Provincia. L’intera comunità locale aretina condivide questo impegno. Lo hanno espresso i Comuni e le categorie economiche, le associazioni e i singoli cittadini. Adesso sono al lavoro i consiglieri regionali e i parlamentari.
Viene condiviso l’obiettivo di procedere sulla strada del riordino istituzionale senza strappi con la Costituzione, senza progetti che danneggino intere comunità, senza ridurre i livelli di democrazia e di partecipazione nel nostro paese. Tutto questo, per di più, in un periodo di fortissima difficoltà di dialogo tra i cittadini e le istituzioni”.
Aprendo il suo intervento, il Presidente Fini, ha ricordato che quello attuale “è un momento storico dove è bene fare appello più alla ‘virtù che al furore’, virtù intesa come necessaria attenzione al valore della coesione: istituzionale ma non solo, sociale e generazionale. La cesura forte fra XX e XXI secolo determinata dalla crisi finanziaria ed economica cominciata negli Stati Uniti rischia di non fare comprendere la gravità delle sfide. Oggi il cittadino quando pensa al livello istituzionale al quale chiedere la soluzione dei problemi e la risposta alle sue esigenze chiama in causa in primis il Comune. Stante così le cose, il Legislatore deve porsi in un’ottica in cui l’ente locale va messo nella condizione di dare le suddette risposte. È chiaro che la facoltà di reinvestire risorse va concessa secondo puntuali previsioni e per precisi settori di intervento”.
Si è soffermato sul futuro della provincia di Arezzo: “il rapporto virtù / furore è applicabile anche alla questione che in questi giorni sta a cuore alla vostra comunità, ovvero la provincia. Privilegiare la virtù, la prudenza e la riflessione, significa avere coscienza della unicità del caso Arezzo nel panorama nazionale. Arezzo innanzitutto è in Toscana, una terra dove le identità cittadine sono radicate storicamente e non possono essere derubricate come mero retaggio del passato. Questo aspetto, unito all’altro, ovvero che Arezzo è la sola città italiana dove i dati relativi alla popolazione creano uno scarto dirimente fra i censimenti del 2001 e del 2011, deve suggerire che, per ragioni se non altro di logica, vada privilegiato il 2011 e dunque considerare Arezzo come città in possesso di entrambi i parametri per mantenere il ruolo di capoluogo di una provincia autonoma”.

Sabato, 1 Settembre, 2012