Quando lo accompagnai a Perugia, nel corso della cerimonia dissi che il loro nuovo Vescovo era una grande persona che Arezzo aveva conosciuto, stimato e amato. E che aveva visto andare via con naturale dispiacere ma con grande orgoglio, consapevole del suo valore e del suo essere stato parte integrante e fondamentale della città e della comunità aretina. E che “affidavo” alla nuova diocesi solo come si può fare per una persona cara.
Un orgoglio che oggi ribadisco nel momento in cui Gualtiero Bassetti è Cardinale. Una nomina che rende felice Arezzo e ogni persona che ha avuto modo di conoscerlo o anche solo di ascoltarlo. Un uomo di Chiesa dalla forte spiritualità e dall’eccezionale capacità di comprendere la società nella quale la stessa Chiesa è chiamata a muoversi. Nei suoi anni aretini, costante è stata l’attenzione alla priorità di tutti e cioè al lavoro. Ricordo e cito una sua frase: “il lavoro rappresenta una dimensione fondamentale dell’esistenza umana: con esso l’uomo partecipa all’opera della creazione ma anche della redenzione” .
In anni particolarmente difficili come quelli che ha vissuto ad Arezzo, non c’è stato momento nel quale non abbia dato consiglio a chi aveva il dovere di scegliere e in cui non sia stato al loro fianco.
Lo ricordo nitidamente quando affermava che “il fattore decisivo è ancora una volta l'uomo che deve restare il vero protagonista dell'agire sociale. Quanto più profonde sono le trasformazioni, tanto più decisivo deve essere l'impegno dell'intelligenza e della volontà a tutelare i più deboli e le famiglie”.
Le persone sono state il denominatore comune del suo e del mio agire. Insieme concordavamo che la Chiesa e le istituzioni locali, ovviamente nella più assoluta e chiara autonomia, possono compiere lunghi tratti di strada insieme. E lo abbiamo sempre fatto.
Oggi trovo la conferma, se mai ce ne fosse stato bisogno, del suo valore. Quello di oggi è un giorno importante per la Chiesa ma anche per Arezzo che ha avuto il dono e il privilegio di avere Gualtiero Bassetti suo Vescovo.
