Ho sempre seguito con estrema attenzione l’evolversi della situazione di Banca Etruria e la prospettiva di una sua integrazione con un altro istituto di credito. Nei miei colloqui con i vertici dell’istituto ho costantemente evidenziato, pur nel pieno rispetto delle ragioni d’impresa, il fortissimo interesse della città e della provincia di Arezzo a che la banca mantenesse comunque un forte radicamento territoriale. Non solo in relazione alla storia, sua e della città, ma soprattutto in relazione al fatto che ogni seria e credibile strategia di sviluppo non può prescindere dalla presenza e dall’attenzione del sistema creditizio. Banca Etruria ha fatto la storia di Arezzo e, a mio parere, può e deve essere parte integrante e irrinunciabile del suo futuro.
La decisione della Banca Popolare di Vicenza, che ha promosso un’offerta pubblica di acquisto a 1 euro delle azioni di Banca Etruria, è inaccettabile. Prefigura il controllo del 90% delle azioni e quindi un vero e proprio assorbimento del nostro istituto di credito. La totale perdita di autonomia finirà per tradursi inevitabilmente in un danno incalcolabile per il nostro sistema economico.
Invito quindi tutta la città, le istituzioni, le categorie economiche, le forze sociali e politiche a stringersi intorno a Banca Etruria e a rafforzarne l’azione per la salvaguardia della sua identità territoriale. Si dica no all’offerta della Banca di Vicenza, non solo nel nome degli interessi dell’istituto e dei suoi soci ma dell’intera realtà aretina.