Francesco Francini ha introdotto la conferenza stampa del gruppo consiliare Fi-Pdl per sottolineare subito che “è obbligo nostro, come gruppo di opposizione, denunciare lo stato della città. Il candidato ufficiale a sindaco del Pd parla di un'asse Roma-Firenze-Arezzo che dovrebbe garantire quest'ultima ma credo che da quando è stata tirata fuori la storia dell'asse, Arezzo ha solo preso ceffoni. Direi che lo invito a ritirare questa ipotesi che non porta molto bene. Il secondo motivo di questo nostro incontro è spiegare la posizione regionale del partito sulla riforma sanitaria regionale. Anche qui, Arezzo non è penalizzata ma massacrata. C'è un terzo motivo: vogliamo fare nostro l'appello dell'arcivescovo Fontana per una città unita. È un passo in più rispetto alla critica al Pd, doverosa, necessaria, oggettiva, che si sostanzierà in una proposta aperta a tutti: l'assessore Marcello Caremani e l'assessore Stefania Magi sono due esempi che cito per dimostrare che è possibile assumere una posizione positiva, a prescindere dalle appartenenze. Questo appello all'unità lo faccio in vista di un atto di indirizzo da elaborare da parte di tutto il Consiglio Comunale, in tempi rapidi, Bracciali in testa, nel quale chiedere al presidente Rossi di fermare la riforma. Anteponiamo gli interessi cittadini e chiediamo al candidato sindaco Pd e ai colleghi consiglieri comunali di convergere su questa nostra impostazione. Noi non ci accontentiamo di una mostra temporanea sulla Chimera quando vengono toccati gli interessi più profondi della nostra comunità”. Completa sintonia da parte di tutto il gruppo consiliare rappresentato in conferenza stampa da Roberto Bardelli e Alessio Mattesini.
Un auspicio all’approvazione dell’atto di indirizzo è venuto anche dall’assessore Marcello Caremani che ha assistito alla conferenza stampa: “nell’ambito di un dibattito consiliare ovviamente aperto, credo che una proposta unitaria dei rappresentanti della comunità aretina debba arrivare. La riforma sanitaria è oggetto delle mie attenzioni e non ho certamente evitato di esporre i miei rilievi critici al governatore Rossi. Ci sono aspetti su cui si può risparmiare e razionalizzare e non sono quelli che essa paventa. Cito invece esami e terapie, due terreni sui quali è invece possibile intervenire”.
Il consigliere regionale Stefano Mugnai: “fin dall'insediamento di questa giunta regionale, dopo poche settimane, i cittadini toscani sono stati raggiunti dalla notizia del buco della Asl di Massa, un buco importante, peraltro non il solo. Ci siamo subito opposti all'idea che lo sforzo dell'impresa di risanamento ricadesse sui cittadini. La politica doveva, deve, dare un segnale, se non altro di riduzione degli apparati e delle burocrazie che rispondono a logiche elettorali, se non clientelari. Sarà una coincidenza che la Toscana sia l'unica regione dove l'assessore alla sanità sia diventato presidente.
Partiamo dai dati: in Toscana abbiamo 12 aziende sanitarie, tutte le province più Empoli e Viareggio, 4 aziende ospedaliere e un sistema che dà lavoro a 55.000 persone. Poi c'erano 3 centrali uniche di acquisto, una contraddizione in termini, che grazie al nostro gruppo sono state ridotte a una, quindi riorganizzare il sistema è anche per noi una priorità. Paradossale che ogni volta proponessimo una razionalizzazione ci veniva risposto che una Asl di area vasta sarebbe implosa su se stessa. Ora invece Rossi, per riaccreditarsi dinanzi a Renzi come candidato alla regione per la seconda volta e dimostrare che non gli mette i bastoni fra le ruote, sposa la proposta del presidente del consiglio di riduzione delle Asl regionali, fatta da Renzi a Barbara d'Urso in un talk-show. Capite che entrare in un sistema del genere necessita invece di un approfondimento, di una riforma di legislatura: qui siamo a una cosa nata durante le vacanze di natale e che Rossi auspica di approvare entro febbraio, accompagnata da commissariamento di tutte le Asl regionali. Poi sistemare tutto dopo le nuove elezioni, tagli compresi, con una legge ulteriore.
Il piano A di Rossi, quello post-intervista alla d'Urso per intendersi, era addirittura accorpare aziende sanitarie e aziende ospedaliere. Non è stato possibile, per cui Rossi è passato al piano B: restano le ospedaliere e si riducono le sanitarie. Siamo contro questa riforma perché fatta a tappe serrate senza approfondimento. Senza dimenticare le ipotesi di super-ticket per le operazioni, il prepensionamento di alcune profili professionali e il taglio ulteriore a posti letto e personale: i posti letto in Toscana sono già 3,17 su 1.000 abitanti, perfino sotto la soglia individuata dal governo Monti, il governo dell'austerità. Insomma, la riforma recupererà soldi incidendo su quantità e qualità dei servizi al cittadino, rafforzerà i poli forti della sanità toscana esistenti, Firenze, Siena e Pisa, e depaupererà sempre più il resto del territorio. Una riforma che avrebbe una ratio se in questi anni ci fosse stato un rafforzamento dei servizi territoriali. Bene, avete idea di che cosa è un pronto soccorso, oggi?
Cosa si può fare: il prossimo marzo Rossi vuole l'approvazione del suo primo step. Intanto noto che tutto il mondo sanitario toscano sta alzando le barricate. La proposta di Magi della perimetrazione delle aree vate mi sembra di assoluto buon senso. E se passa tale proposta la riforma muore. Auspichiamo semmai un atto di indirizzo, che dia linee di riforma per la prossima legislatura, senza commissariamenti preventivi, per recuperare i pareri degli operatori e delle istituzioni locali. Altrimenti è un blitz buono a svendere un servizio per una personale campagna elettorale. Sia chiaro: la battaglia non si fa sulla direzione generale. Chiaro che farebbe piacere a tutti che Arezzo la tenesse. Non è questo il punto e concentrarsi su questo significherebbe fare il gioco di chi vuole massacrare la sanità aretina. La battaglia si fa sui livelli assistenziali e di qualità dei servizi sanitari”.