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“Disagio sociale che colpisce i giovani: numeri preoccupanti, politiche assenti, parole insensate”

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La conferenza stampa del gruppo consiliare del Pd

Il Pd ribadisce con forza le sue critiche sulle politiche sociali dell'amministrazione comunale, con un focus specifico sul disagio giovanile. Il consigliere comunale Valentina Vaccari: “da due anni, cerchiamo di contribuire con progetti e idee ma dinanzi a questo atteggiamento riscontriamo solo latitanza e mancanza di progettualità. Sono spariti spazi di inclusione e condivisione, analisi dei bisogni, partenariati e azioni concertate con gli attori istituzionali e sociali che operano da anni. Per non parlare dell'indifferenza nell'assistenza alla genitorialità”.

Donella Mattesini: “il disagio giovanile non è un destino, è frutto della mancanza di risposte da parte di chi dovrebbe darle, a partire dall'amministrazione comunale. Essere genitori oggi non è facile, serve un’azione permanente di sostegno alla genitorialità a partire dai servizi che concilino i tempi di vita e di lavoro. Questo per evitare che i ragazzi restino spesso soli specie durante un'età delicata come l'adolescenza. Occuparsi dei minori e includerli in un ambiente contrassegnato da benessere familiare è una grande responsabilità che chiama in causa le competenze del Comune. Quest’ultimo deve diventare fulcro di una rete interistituzionale di lavoro condiviso. L'uso delle sostanze stupefacenti e di alcol ad Arezzo ha numeri preoccupanti, l'abbandono scolastico in provincia è del 22% e prevalentemente maschile, 100 sono stati i tentativi di suicidio e autolesionismo da parte di minori nei mesi caratterizzati dalle chiusure tra il 2020 e il 2021. Per tutti questi temi abbiamo posto interrogazioni in Consiglio Comunale a cui non è stata data risposta”.

Gabriele Rossi della segreteria comunale Pd e Alessio Occhini dei giovani democratici: “vogliamo rispondere a certe esternazioni, sul carcere come percorso educativo, soprattutto del vicesindaco. Esse denotano scarsa sensibilità istituzionale. Innanzitutto, respingiamo l'accusa di buonismo: commettere un reato è un comportamento che va punito e la vittima non deve essere messa sullo stesso piano del bullo. Ma  non possiamo limitarci a una battuta superficiale, di bassa lega, come quella lanciata dopo l'arresto del capo della baby-gang sui 'cessi pubblici da pulire'. La troviamo offensiva nei confronti dei minori in difficoltà. Occorrono interventi educativi strutturali, offerte culturali di cui tutta la comunità si faccia carico, investimenti e forme di collaborazione più estesa. Se pensiamo di intervenire sul disagio giovanile prendendo ad esempio il caso del crimine commesso da un singolo ed escludendo i processi di socializzazione territoriale, siamo sulla strada sbagliata”.

Mercoledì, 8 Giugno, 2022