40.000 persone sono venute in questi cinque anni alla Casa delle culture per usufruire di servizi di orientamento, la struttura è stata dunque un filtro che ha sgravato altre istituzioni di incombenze importanti. Proponiamo perciò il proseguimento della sua attività. Il servizio non è solo la pratica burocratica ma concerne la qualità di ciò che viene offerto: corsi di italiano, ad esempio, o di informatica che attualmente sono seguiti da aretini che magari non hanno molte cognizioni. Abbiamo sentito di ipotesi di diversa destinazione d'uso dei locali della Casa delle culture per cui ci chiediamo se c'è un modo per portare avanti le numerose e utili attività fin qui svolte. Almeno fino al 2020, stante anche le risorse già stanziate.
Così è stata presentata dalla relatrice la proposta di delibera di iniziativa popolare concernente la Casa delle culture che è stata accompagnata da 513 firmatari
Angelo Rossi: “lo sportello unico migranti è un servizio che ha la sua valenza che non viene messa in discussione. La questione che rileva sono i costi: sono stati aggiunti infatti una serie di servizi accessori, oltre a quello essenziale sopra citato, che li hanno fatti lievitare. Posi la questione nel secondo Consiglio Comunale dopo l'insediamento di questa amministrazione. Se un servizio costa di più di quello che sarebbe a gestione diretta è giusto che sia messo in discussione”.
Federico Scapecchi: “chi amministra ha l'onere e l'onore di scegliere per ragioni di bilancio, di opportunità, di emergenza come la questione amianto in via Malpighi. E la scelta in questo senso è la sospensione temporanea di un servizio, non la chiusura. Dobbiamo perciò capire cosa verrà mantenuto di quel servizio e la destinazione della Casa delle culture. Secondo noi e in coerenza al mandato elettorale ricevuto c'è un modo diverso di gestire questa esperienza senza disperderla: quei locali e quei soldi possono essere utilizzati e spesi in maniera più utile alla cittadinanza. Lo specificherà la Giunta entrando nel merito”.
Per il Movimento 5 Stelle, Paolo Lepri ha chiesto “quali sono i servizi accessori superflui? Fateci capire cosa funziona e deve essere fatto e cosa non deve proseguire. Non emerge alcun intento di lavorare sull'integrazione. È nei fatti e negli atti”. Mentre Da Massimo Ricci è pervenuta la richiesta di ritirare l'atto.
“La Giunta Sono – ha ricordato l'assessore Barbara Magi – ha pensato di riorganizzare i servizi mantenendo lo sportello di orientamento mentre per i quelli accessori come l'insegnamento della lingua italiana per facilitare i ragazzi lavoreremo con i distretti scolastici. Se il servizio principale veniva gestito in proprio dal Comune, l'ente avrebbe conseguito indubbi risparmi economici per cui perché non cominciare a farlo? Abbiamo già una nuova destinazione dei locali, altamente qualificata: ospitare i corsi di ingegneria del Politecnico di Milano. Sono poi meravigliata che non ci sia stato in passato un atto politico dove sia stata presa la decisione di esternalizzare questo servizio. Solo determinazioni dirigenziali”.
“Se vogliamo davvero una soluzione condivisa – ha aggiunto l'assessore Lucia Tanti – partiamo dal distinguere le varie attività da svolgere: e in merito fin da subito abbiamo pensato che lo sportello deve continuare. Secondo aspetto: il corpus di iniziative inerenti la lingua italiana, l'educazione civica, il doposcuola, le attività importanti ma accessorie. Nelle politiche di integrazione possiamo seguire due strade: la prima è affidarle a terzi, come è stato in questo caso, la seconda strada è mantenerle in capo all'amministrazione e condividerle con il mondo del volontariato. La proposta è semplice: noi i locali per lo sportello di orientamento li abbiamo già trovati, in zona ex Cadorna. Ed emerge una scelta politica chiara: non lo affidiamo a terzi. Il soggetto che andrà a gestire lo Sportello ma anche le attività di tipo formativo sarà il personale che oggi lavora per la Fraternita dei Laici. Si smantella un servizio? No, perché lo Sportello rimane. E sempre insieme a Fraternita rimangono il percorso di approfondimento della lingua italiana e dell'educazione civica e tutte le attività di supporto per nuovi e vecchi aretini: al volontariato dico di farci le proprie proposte e le valuteremo. Perché ci sono spazi e possibilità”.
Egiziano Andreani: “razionalizzazione e visione dei servizi. La scelta di dare i locali in dotazione a un politecnico prestigioso consente di andare a formare persone altamente specializzate che possono dare a questa città contributi importanti. La Fraternita entra in ballo perché azienda di servizi alla persona e questo dimostra che invece di appoggiarsi alle ong siamo in grado di fornire servizi importanti. Viviamo in una città che forse non apprezziamo e che invece può fare il suo ruolo senza nessuno che ce lo insegni. 'Prima gli aretini' significa prestare attenzione anche a chi è arrivato in questa città ma ha dato il suo contributo di crescita”.
Matteo Bracciali: “il solo ragionare sulla chiusura delle Casa delle culture è un messaggio chiaro che è arrivato dalla Giunta. In questi tre anni di consiliatura ogni volta che si doveva raddrizzare il dibattito pubblico partiva una presa di posizione che aveva come fulcro lo straniero: i minori non accompagnati, la questione Fraternita, il tetto sulla presenza degli immigrati nelle scuole, il disimpegno dallo Spraar e ora la Casa delle culture. Lo schema è chiarissimo: muore l'idea di un luogo di incontro. Peraltro ho già visto sospendere altri servizi: lo Spazio Famiglia, tanto per fare un esempio. In realtà, chiusure mascherate da sospensioni. I percorsi partecipativi sono sospesi dall'inizio del mandato e duravano da ben prima del centrosinistra di governo. Questa Giunta avrebbe bisogno del contributo dei cittadini e delle loro idee”.
Federico Scapecchi: “dovremmo stare sulla delibera e invece si parla di argomenti disparati: nessuno ha fatto discriminazione sui minori non accompagnati o sugli alunni stranieri per i quali abbiamo pensato di armonizzare il rapporto italiani/stranieri nelle classi di tutti i distretti scolastici”.
Marco Casucci: “non si smantella un'idea ma un'ideologia. Diciamo basta a quest'opera di speculazione politica dinanzi a scelte amministrative: il servizio fondamentale continuerà in altri locali. Ci sono semplicemente più visioni e noi abbiamo la nostra, assolutamente legittima”.
Donato Caporali: “almeno il consigliere Casucci squarcia il velo di ipocrisia del presunto tecnicismo delle scelte. Qui ci sono scelte politiche con conseguenze precise”.
Al termine del dibattito la relatrice si è detta propensa a ritirare la delibera e ha chiesto la disponibilità da parte del Consiglio Comunale a incontrare l'assessore alla cultura della Regione Toscana che si è detta pronta a mettere a disposizione risorse per la prosecuzione di questa attività.
Il sindaco Alessandro Ghinelli: “se la Casa delle culture oggi esiste lo si deve a una delibera dirigenziale. Quella scelta non è stata presa dalla Giunta o da un Consiglio Comunale. Lo ha ricordato giustamente l'assessore Barbara Magi. La notizia che proviene adesso dalla Regione mi lascia interdetto: Arezzo non ha bisogno di tutori. Ho cercato molte volte l'assessore regionale per progetti importanti nell'ambito delle politiche culturali di questo Comune senza mai avere riscontro. Adesso la stessa interviene per una questione non prettamente culturale ma di integrazione cosicché per la dignità che porto e l'onore di essere il primo cittadino un comportamento così non lo accetto”.
Lucia Tanti: “non c'è bisogno di ragionare sull'atto in merito a quanto vogliamo fare. Le nostre volontà le abbiamo ribadite oggi. In modo chiaro e coerente con le politiche di questa amministrazione. Abbiamo più volte detto che vogliamo organizzare diversamente certi servizi e non affidarli più alla cieca e abbiamo il diritto di farlo in virtù di un risultato elettorale, quello del 2015”.
Anche Marco Casucci ha ribadito che “non ci piace chi interviene dall'alto come un tutore di cui non ravvisiamo la necessità”.
Paolo Lepri: “se la Regione interviene con risorse economiche, viene meno il problema del costo del servizio che ho sentito ribadire varie volte in questa seduta. Ci sarebbero dunque i margini per rivedere la questione”.
Federico Scapecchi: “non è che una petizione perché viene dal basso debba venire in automatico approvata”.
Matteo Bracciali: “nella speranza che possa essere utile al ragionamento chiedo di sospendere la votazione sulla delibera, può aprirsi un momento di confronto per la Giunta a cui siamo disponibili a dare il giusto contributo”. Il partito democratico ha presentato formalmente una richiesta del genere che è stata respinta con 17 voti contrari e 7 favorevoli.
Luciano Ralli: “l'interpretazione data alla norma del regolamento del Consiglio Comunale e dunque non permettere al proponente di ritirare direttamente la delibera mi lascia perplesso”.
Massimo Ricci: “chi è allora il soggetto fisico che può ritirare un atto? Per come ho inteso io deve esistere un titolare a cui l'atto è stato affidato e in questo caso dovrebbe essere lo stesso presidente del Consiglio Comunale. Cito un precedente: un mio atto di indirizzo collegato a una petizione popolare sull'acqua. Fu emendato l'atto di indirizzo e siccome il suo contenuto ne usciva fortemente modificato, decisi anche di non portare avanti la petizione popolare”.
Donata Pasquini: “ritirare una proposta di delibera è un atto di disposizione che può compiere solo se si ha un mandato in tal senso e in questo caso la relatrice non lo ha”.
Roberto Bardelli: “un tavolo c'è già ed è quello che hanno proposto alle associazioni l'assessore Tanti e l'assessore Magi per portare avanti il servizio”.
Luciano Ralli: “in teoria se fossero presenti i 513 firmatari, la relatrice potrebbe ritirare l'atto. Perché non sospendere il Consiglio Comunale e permetterle di contattarli per avere un mandato in tal senso?”.
Matteo Bracciali: “purtroppo non possiamo che prendere atto della continuità delle politiche sull'integrazione di questa Giunta. E di un altro fatto grave: la nostra disponibilità a tenere aperto un ragionamento è stata respinta”.
Angelo Rossi: “avevamo cominciato bene, poi è arrivato l'assessore regionale. Ho votato a favore della sospensiva ma voterò contro la delibera perché l'assessore Tanti mi ha dato le giuste garanzie perché le associazioni proseguano la loro attività”.
La proposta di delibera di iniziativa popolare sulla prosecuzione dell'attività della Casa delle culture è stata respinta con 18 voti. I favorevoli sono stati 6.