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Coordinamento dei controlli e delle azioni pubbliche nel triangolo delle cave di Quarata

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La situazione di acqua e terreni

Arpat, Asl, Comune, e Provincia di Arezzo e adesso Cfs: ecco il tavolo tecnico che è stato attivato e che, coordinato dal Comune di Arezzo, segue in maniera unitaria le questioni ambientali del cosiddetto triangolo delle cave di Quarata.

Un coordinamento che si traduce in primo luogo nella condivisione di tutte le informazioni singolarmente disponibili e in una nuova verifica della qualità delle acque sotterranee, rimodulando la rete dei punti di monitoraggio e dei parametri esaminati tenendo conto della localizzazione dei siti su cui sono stati effettuati gli accertamenti ordinati dalla magistratura ed eseguiti da parte di CFS ed ARPAT.

 Nei siti indagati sono stati effettuati scavi che hanno permesso di individuare la presenza di rifiuti di demolizione e di rifiuti vari, oltre che di fanghi ed altri tipi di rifiuto, principalmente correlabili con le attività di escavazione e di trattamento degli inerti che si stanno protraendo ormai da 40 anni.. Tutti i rifiuti sono risultati non pericolosi, ma nell'acqua affiorante prelevata nelle zone di deposito rifiuti si sono riscontrati superamenti delle CSC (Concentrazioni Soglia Contaminazione) previste dalla normativa in materia di bonifiche per alcuni parametri: idrocarburi clorurati e non, alcuni metalli etc.... Per ciascuno dei siti è stata ordinata da parte del Comune di Arezzo la rimozione dei rifiuti.

 Già nell’anno 2006, Provincia di Arezzo, Comune ed ARPAT hanno costituito uno specifico Tavolo di lavoro, che si è articolato anche con l’esecuzione di indagini mirate, funzionale a monitorare la situazione dell’area e ad attivare le opportune misure di prevenzione e controllo.

Gli esiti di tale Tavolo di lavoro, tra le altre cose, hanno portato, nell’anno 2010, all’esecuzione di una serie di incontri fra le strutture tecniche di Provincia, Comune, ARPAT ed Azienda USL 8, in talune sedute aperte anche ai rappresentanti delle Aziende interessate, tenutisi per lo svolgimento di una approfondita Indagine sugli impianti di prima lavorazione inerti del complesso estrattivo di Quarata, con riferimento, anche, agli aspetti di recupero di rifiuti.

Nel corso degli anni, su tali aspetti si sono tenuti anche diversi incontri pubblici.

 L'acquifero è stato monitorato da ARPAT negli anni 2006-2011 ed è risultato non contaminato, salvo in singoli pozzi, dove nel passato sono state riscontrate concentrazioni di boro superiori alle CSC. Per una porzione di territorio denominata cava Rogialli è stata attivata la procedura di bonifica.

L'acquifero è stato ed è in parte utilizzato ad uso potabile non acquedottistico, ma in quanto scarsamente protetto è da considerarsi intrinsecamente vulnerabile. Possibili fattori di rischio sono costituiti dalle attività antropiche che si sono succedute negli anni: scarichi civili, escavazioni, trattamento degli inerti, serbatoi interrati, attività di ripristino delle aree escavate, riempimenti di aree escavate, movimento di mezzi pesanti.

 La qualità  è nell'insieme buona, ma sono presenti segnali di scadimento della qualità delle acque, in particolare per la presenza su parte dei punti oggetto del monitoraggio di idrocarburi in concentrazioni variabili nel tempo, non sempre dosabili alle analisi, ma comunque sempre inferiori alla CSC. Non sono invece risultati presenti altri inquinanti, ad eccezione in alcuni casi di ferro e manganese, comuni in molti acquiferi e di probabile origine naturale.

Un’ulteriore verifica della rappresentatività dei punti di monitoraggio e dello stato dell'acquifero è ora opportuna, visti gli esiti delle indagini CFS e ARPAT.

 Complessivamente la qualità delle acque rientra nei parametri di potabilità, fatte salve situazioni particolari, fra cui la locale presenza di ferro e manganese.

La normativa attuale relativa alla qualità delle acque destinate al consumo umano, D. Lgs 02/02/2001 n° 31, non prevede valori limite per il parametro “idrocarburi totali”, prevede limiti di concentrazione soltanto per alcuni componenti dei combustibili derivati dal petrolio, ritenuti più tossici o cancerogeni e non presenti nell'acquifero. La norma prevede anche che l’acqua debba avere colore, sapore ed odore accettabili per i consumatori e senza variazioni anomale; la presenza di idrocarburi spesso viene percepita come alterazione dei parametri organolettici dell’acqua anche al di sotto di concentrazioni che possono avere effetti sulla salute.

 Il tavolo affronterà anche le modalità con cui procedere ad una completa caratterizzazione delle aree indagate.

 

Giovedì, 1 Maggio, 2014