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“Commissione No Pizza”

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Dichiarazione di Paolo Lepri, consigliere comunale Movimento 5 Stelle

Che le sagre necessitassero di una regolamentazione era necessario e doveroso. Ma dobbiamo anche riconoscere che le sagre paesane fanno parte del folclore e delle tradizioni del territorio. Molte famiglie aspettano con ansia quella del proprio paese come occasione di ritrovo e per svolgere un importante funzione di aggregazione sociale.

Attraverso le sagre si finanziano attività sportive e ricreative che non potrebbero altrimenti sopravvivere, che creano a loro volta un indotto con risultati positivi sia per i ristoranti che per le pizzerie e gli albergatori. Senza considerare i benefici per i negozianti di articoli sportivi.

Dunque, se la fonte di guadagno per le sagre è la ristorazione, limitando il menù si mette in crisi la loro riuscita e conseguentemente ciò che ne deriva. Questo è un dato di fatto. Tuttavia, l’intento della commissione sagre che si è riunita è stato uno soltanto: abolire le pizze. Sia il sottoscritto che il rappresentante del Comitato sagre, Flavio Sisi, abbiamo chiesto di comprendere nel menu almeno la classica Margherita, per venire incontro alle richieste di molti giovani, bambini o donne, che notoriamente hanno meno appetito di un uomo. La Margherita è comunque un’alternativa alla carne.

Ma il presidente della commissione Francesco Macrì, metaforicamente parlando, ha indossato il cappello da pizzaiolo e con il mattarello in mano ha preteso che dal menù di qualsiasi sagra venisse bandito questo piatto, che non rientrerebbe nelle tipicità del prodotto aretino. Imponendo altresì non più di due primi e non più di due secondi.

I diktat di Macrì sono stati favorevolmente accolti, come normale che fosse, dalle rappresentanti Confesercenti, Confcommercio e dai consiglieri comunali Cornacchini (OraGhinelli) e Casi (Lega). Contrari: il sottoscritto, Bracciali e Sisi. Si è astenuto Scapecchi (Forza Italia).

I rappresentanti di categoria hanno dimostrato di non rendersi conto di quanto indotto porta ai loro associati il ricavato delle sagre. Ritengo invece che gli amministratori comunali debbano svolgere un ruolo di mediatori tra gli interessi degli esercenti, quelli degli organizzatori delle sagre e quelli degli cittadini.

Personalmente ritengo di avere adempiuto al mio dovere, mentre credo che alcuni miei “colleghi” si siano dimenticati che rappresentano tutti gli aretini e non solo una categoria economica, a vantaggio inoltre delle sagre dei Comuni limitrofi. Anche ieri, dopo l’uscita forzosa del pubblico dal Consiglio Comunale, abbiamo assistito a un’altra pagina nera.

Domenica, 1 Maggio, 2016