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Il colle del Pionta: la cittadella vescovile da riscoprire

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Dalla primavera del 2014, l’Associazione Culturale di Academo “Roberta Pellegrini”, di cui è presidente Mauro Mariottini, ha effettuato uno studio sul Pionta, un intervento mirato da un lato alla raccolta, alla conoscenza e alla divulgazione, dall’altro a un progetto di sistemazione e salvaguardia del sito. Sono stati compiuti rilievi aerei con un drone poi sono stati elaborati i dati. I risultati di questa ricerca e delle analisi hanno dato vita a una recente mostra presso il Circolo Artistico con una ricostruzione virtuale dell’antica cittadella.

Il colle, dove sorge il complesso universitario di Arezzo, ospitò fino al 1203 l’episcopio con il duomo vecchio. In quell’anno, la cattedrale fu trasferita intra moenia a seguito di una bolla di papa Innocenzo III. L’antica sede vescovile era composta da due chiese cattedrali, la prima conosciuta con il titolo di Santa Maria e Santo Stefano, l’altra era il tempio di San Donato. Il sito fu definitivamente abbandonato nel 1561 quando il granduca Cosimo I ne ordinò la distruzione. A seguito di questa, il vescovo Usimbardi fece costruire nel 1610 una piccola chiesa dove si conservano i reperti ritrovati durante le varie campagne archeologiche che hanno messo in luce i resti proprio di Santa Maria e Santo Stefano, datata tra la fine del VII e la prima metà del secolo VIII.

“Da questi accenni - ha sottolineato il sindaco Alessandro Ghinelli - si può intuire la portata storico-culturale del Pionta, davvero unico nel suo genere, per cui l’amministrazione lo ha individuato come patrimonio da valorizzare. La sua naturale collocazione urbana si presta a questo intento. Non posso che fare un plauso per quanto fin qui realizzato dall’associazione Academo e per questo lancio un appello alle forze economiche: se crediamo tutti sulla necessità di un rilancio della città, in ogni aspetto, culturale, turistico, amministrativo, economico dobbiamo mettere in campo ogni sforzo possibile, anche per ripercorrere tappe che ci siamo negati per troppo tempo, tra cui gli scavi archeologici. Arezzo, passando dagli etruschi ai romani, dal medioevo al rinascimento, fino all’epoca moderna ha le carte in regola per essere uno dei centri di attrazione della Toscana, perfino più di altri. Sta a noi amministratori, certo, fare in modo che ciò avvenga ma dinanzi a impegni come questo per il Pionta l’intera città deve sentirsi coinvolta. In merito all’area, posso aggiungere che ho intenzione di predisporre un progetto di rilancio complessivo la cui gestione sarà assegnata ai due dirigenti di nuova nomina, alla cultura e dell’area tecnica, entrambi architetti”.

“Serve un aiuto – ha aggiunto Mauro Mariottini – per il 2016 la spesa necessaria per procedere è quantificabile in 100.000 euro. Dopo di che è nostro auspicio proseguire con un ulteriore programma quadriennale. La nostra campagna è ‘Arezzo per il Pionta’ e l’iban della associazione Academo è IT97I084891400000372014”.

“Ci troviamo – ha precisato l’archeologo Alessandra Molinari dell’università Tor Vergata – in un luogo di millenaria importanza venerato fin da tempi antichissimi. Lo testimoniano, ad esempio, gli oboli dei pellegrini che abbiamo rinvenuto, monete della tarda antichità peraltro molto rare. Nel 2016 rinforzeremo gli elementi di conoscenza acquisiti, indagheremo la zona con il geo-radar e cercheremo di portare alla luce il più possibile di quanto è sepolto. Restano tanti interrogativi sul Pionta: sulla necropoli del IV-V secolo avanti Cristo, su quando è realmente divenuta cittadella vescovile, sulla chiesa di Maginardo. Cercheremo di dare delle risposte grazie al contributo di archeologi bravissimi, tra i quali moti aretini che ho contribuito a formare quando insegnavo ad Arezzo, in vista di un progetto di parco archeologico che si inserisca alla perfezione nel contesto generale del parco urbano attualmente esistente”.

Martedì, 1 Dicembre, 2015