Tu sei qui

“Il Cimabue non è la fontana di Trevi, però…”

Share button

Dichiarazione di Francesco Francini, capogruppo Pd

Il Crocefisso del Cimabue non è la Fontana di Trevi ma la vicenda del Crocefisso che doveva andare negli USA assomiglia molto a quella interpretata da Totò negli anni ‘60, con il principe della risata, spacciatosi per proprietario, che vende la fontana ad uno sprovveduto italo-americano. Va bene che è l’anno dei comici in politica, però l’ennesima figuraccia fatta fare ad Arezzo ce la potevano risparmiare.
Non conosciamo i dettagli del progetto “Crocefisso di Cimabue - Stati Uniti” ma non possiamo non notare alcuni elementi di questa vicenda che, appunto, mortificano la città.
Un assessore fa di tutto per “esportare” un’opera d’arte promettendo strabilianti ritorni per il territorio senza rendersi conto che quell’opera non è nelle sue disponibilità ma non avvisa la proprietà e cioè la Diocesi. Lo stesso assessore fa arrivare ad Arezzo un funzionario d’ambasciata e lo sottopone all’umiliazione di non parlare con il legittimo proprietario ma crea però attorno al “non evento” un battage mediatico degno di miglior notizia. Alla fine tutto salta, e non poteva essere altrimenti. Prima di assumere incarichi istituzionali, e di conferirli, si dovrebbe avere l’umiltà di conoscere i propri interlocutori e la città o semplicemente adottare la vecchia buona educazione della nonna, per cui le cose degli altri vanno chieste prima di disporne.
Invece di queste improvvisazioni, Arezzo avrebbe bisogno di una politica di promozione vera di cui non si vede traccia. Ma per questo ci vorrebbero una Giunta Comunale ed un Sindaco più appassionati alla propria città e meno presi dalle beghe di palazzo.

Venerdì, 1 Giugno, 2012