Accetto l’invito di Francini: non giochiamo e facciamo sul serio. Condividiamo ogni possibile azione per frenare il gioco d’azzardo e quindi dobbiamo aver chiari i termini del problemi.
Cito la campagna nazionale “Mettiamoci in gioco” che vede protagoniste moltissime associazioni: “Viene punita una scommessa tra amici, mentre risultano legali gli oltre 79 miliardi di fatturato ricavati da lotterie, slot machines, poker, scommesse e giochi d’azzardo. La platea dei giocatori si è allargata enormemente e ormai anche giovani, casalinghe e pensionati costituiscono nuove fasce d’utenza da catturare e fidelizzare. I costi sanitari, sociali, relazionali e legali del gioco d’azzardo crescono in misura proporzionale: in mancanza di rilevazioni e ricerche epidemiologiche precise le “vittime” dirette del gioco d’azzardo, i giocatori patologici, sono stimati tra i 500mila e gli 800mila. Molte inchieste della magistratura ed alcune indagini economiche tendono a evidenziare non solo che il business del gioco d’azzardo costituisce un interesse specifico di infiltrazione delle grandi organizzazioni criminali, ma che l’espansione del gioco d’azzardo legale non contiene, ma alimenta a sua volta il gioco d’azzardo illegale”.
Siamo di fronte ad un dramma sociale di enormi proporzioni che mina le famiglie e alimenta la criminalità.
La risposta non può essere solo un’autorizzazione amministrativa. Il gruppo consiliare PD aveva già presentato un atto d’indirizzo, a firma delle consigliere Bennati e Bertoli, per opporsi diffusione del gioco d’azzardo e sono sicuro che l'Amministrazione condurrà ogni azione possibile per contrastare questo fenomeno come, ad esempio, creare delle zone franche in prossimità delle scuole e dei luoghi di aggregazione.
Il vero terreno di confronto poi, se davvero non vogliamo giocare, è quello parlamentare. Il Pd ha presentato una proposta di legge che prevede norme molto restrittive per l'apertura delle sale gioco, che affida ai sindaci le competenze in materia di autorizzazione e che prevede divieti di apertura di sale giochi nei luoghi che le amministrazioni locali giudicano “sensibili”.
E’ quindi fondamentale che ai Sindaci venga concesso il potere di autorizzare o negare l'apertura delle sale giochi. Speriamo che, in questo periodo di larghissime intese, la destra italiana prenda l'ispirazione dalla battaglia bipartisan che stiamo conducendo ad Arezzo e scelga di fare inversione a U rispetto alle politiche che fino ad oggi ha condotto su questo tema, che hanno prodotto una proliferazione incontrollata di sale gioco che, tra l'altro, non rendono nulla nemmeno per le casse dello Stato.
A livello locale, tutti insieme, possiamo fare una battaglia etica e culturale contro il gioco d’azzardo mettendo un campo istituzioni, Asl, scuole e associazioni. E verificando ogni possibile azione amministrativa in tema di pubblicità e controlli del locali.