Non vede ancora la luce il decreto attuativo contenente il regolamento per l’applicazione dell’IMU alla Chiesa. Il Consiglio di Stato, dopo la bocciatura del testo elaborato dal Ministero dell’Economia dello scorso 4 ottobre, ha dato questa volta parere favorevole, ma con tante riserve soprattutto sui criteri riguardanti scuole, hotel e cliniche. Ciò perché il governo Monti continua ad inventarsi formule che tentano di limitare quanto più possibile l’applicazione dell’imposta alla Chiesa con esenzioni e sconti. Un esempio è la definizione ad hoc di “ente non commerciale” inventata ed infilata subdolamente con tre righe all’interno del decreto enti locali, oppure la “retta simbolica” anch’essa inventata per scuole ed ospedali. E pensare che incombe su di noi una procedura di infrazione europea in base alle regole di concorrenza.
Insomma, pur se in Italia ci sono oltre 8000 istituti, asili, scuole materne, medie, licei, scuole paritarie o private, gestiti da religiosi,che finora non hanno mai pagato l’ICI, circa 2000 case di cura e cliniche private gestite da religiosi finora esenti dal pagamento della tassa sugli immobili grazie al Decreto Legge n. 223/2006 Visco-Bersani, innumerevoli e mai censiti alberghi, pensioni, ostelli, case per ferie o di studio, la preoccupazione che questo decreto non si voglia fare o farlo annacquato è forte.
Una evidente disparità di trattamento, che non trova giustificazione né nell’esigenza di garantire la libertà religiosa, né in quella di rispettare le norme del Concordato Stato Italiano e Stato della Chiesa.
Ma è anche la rinuncia ad un gettito stimato dall’ANCI di circa 600 milioni di euro, cifra che potrebbe consentire ai Comuni di far fronte alle strette finanziarie decise dai Governi Berlusconi e Monti.
A tal riguardo presenterò domani in Consiglio Comunale una mozione che, partendo da queste considerazioni, sollecita il Governo per pervenire al più presto possibile, e comunque entro il corrente anno, all’emanazione del decreto contenente il regolamento.