E così adesso dobbiamo pure ascoltare gli applausi dei politici di area governativa in merito al salvataggio di Banca Etruria. Questo coro sulla pelle dei risparmiatori è insopportabile. La vicenda è nota ma va ricordato che quello che stiamo vivendo in questi giorni è l’epilogo di una storia di potere tra gruppi che si sono contesi l’istituto creditizio del nostro territorio con questi risultati: prima credito deteriorato, poi deficit pesante, quindi commissariamento e adesso 62.000 soci si sono visti azzerare un capitale nominale di 125 milioni di euro mentre 5.000 obbligazionisti subordinati hanno perso 250 milioni. Ma ad Arezzo questo bagno di sangue come va quantificato? È presto detto: si sono vaporizzati tra i 100 e i 150 milioni di euro. Uno scandalo che assume i contorni del furto con destrezza.
Prima sono stati i dipendenti di Banca Etruria a vivere mesi di angoscia, con un rincorrersi di voci che a un certo punto è diventato uno stillicidio. Ora che i dipendenti sembrano, e sottolineo sembrano, avere recuperato una prospettiva di fiducia, dal Governo, dove siede un ministro la cui famiglia è stata… protagonista di questa storia italiana, è la volta di migliaia di risparmiatori privati e imprese che si ritrovano carta straccia. E solo per salvare i crediti che le altre banche vantano verso Banca Etruria. Sulla questione sto interessando il capogruppo di Fratelli d’Italia in Regione Toscana e la nostra leader Giorgia Meloni per un intervento nazionale. Perché non deve essere la casalinga o la vecchietta che avevano riposto fiducia nella banca aretina a dover pagare, ma altri. Giudiziariamente e politicamente!
Questo connubio tra gestione precommissariale e Governo ha soltanto tratto in inganno i risparmiatori: una banca, che nella sua radice originaria si definiva popolare, contraddice dunque la sua ratio fondante. I vertici avevano bisogno di rastrellare investimenti in azioni e obbligazioni e ha fatto affidamento ai suoi clienti: ovviamente le persone si sono fidate. Ritengo dunque che l’intera operazione sia stata condotta con modalità che configurano evidenti responsabilità penali delle varie gestioni che si sono succedute negli anni e dei vari cda, dove chi vi sedeva con potere di firma ha ottenuto ingenti somme per poi, oggi, non restituirle.
Una banca popolare, con a capo persone “prestigiose” espressione del territorio, la cui pretesa non è tanto assecondare la crescita di quest’ultimo ma pretendere di giocare partite importanti e non preoccuparsi della solvibilità, viola di sicuro impegni formali con clienti e risparmiatori ma soprattutto quel patto etico imprescindibile che dovrebbe legarla a essi. Faccio un appello alla procura della repubblica perché scoperchi tutto quello che c’è da scoperchiare. Fdi sosterrà ogni iniziativa a tutela dei risparmiatori e delle imprese che hanno investito nel capitale della banca.