Il 70° anniversario della liberazione della città di Arezzo è stato celebrato questa mattina nella sala consiliare del Comune. Precedentemente erano state deposte corone ai cippi che ricordano i caduti e officiata, dall’Arcivescovo Fontana, la messa in cattedrale. Successivamente visita al Sacrario e alzabandiera di fronte alla Prefettura. Nel pomeriggio cerimonia al cimitero degli Alleati a Indicatore.
Il vice Sindaco Stefano Gasperini ha sottolineato che “oggi siamo qui per ricordare il passato ma, soprattutto, per immaginare il futuro. La Liberazione è il punto di svolta della storia italiana del Novecento. Rappresenta la chiusura di un periodo drammatico simbolizzato dal fascismo e dalla guerra e l’apertura di una nuova fase all’insegna della pace, della democrazia, della rinascita sociale ed economica del Paese”.
Per 70 anni la Liberazione è stata interpretata e vissuta come “un evento da incorniciare, cristallizzato nel suo periodo storico, da ricordare con sempre maggiore indifferenza. Patrimonio di chi l’ha vissuta e quindi di un numero di persone purtroppo sempre più ristretto. In questo settantesimo anniversario, noi abbiamo cercato di fare qualcosa di diverso – ha detto Gasperini. Quando dico noi intendo, sostanzialmente, tutta la comunità locale. Una cinquantina d’iniziative che in pochi mesi hanno visto protagoniste le istituzioni e le associazioni partigiane, le scuole e le università (sia italiane che americane), i circoli culturali e i gruppi teatrali”.
Gli insegnamenti della Liberazione sono ancora validi perché i problemi a cui essa ha reagito sono sempre d’attualità. E il vice Sindaco ha ricordato la situazione in Medio Oriente e i focolai di guerre accesi in varie parti del mondo.
Il Presidente della Provincia, Roberto Vasai, ha ricordato come l’amministrazione provinciale, il 13 marzo scorso, abbia solennemente ricordato il 30° anniversario della concessione della medaglia d'oro al Valor Militare al suo Gonfalone. “Questa medaglia rappresenta uno dei momenti più alti per la Provincia, che nelle vicende di dolore e di eroismo che le hanno dato origine, trova certamente uno specchio dei suoi valori. Il 13 marzo 1984 fu Sandro Pertini, Presidente della Repubblica, a firmare il decreto che concesse la medaglia d'oro. Un Presidente partigiano, stimato e amato come nessun altro”
Vasai ha ricordato il grande sacrificio della comunità della provincia di Arezzo: “”sono stati oltre 3mila i caduti nella lotta di liberazione, a conferma di come la Resistenza sia stata l’azione di un intero popolo”.
L’arcivescovo Riccardo Fontana, che alle 9.30 aveva celebrato messa in cattedrale anche per ricordare le vittime delle stragi, si è quindi rivolto in inglese alla delegazione britannica presente in aula ed ha citato l’eccezionale lavoro dei Padri Costituenti che “in un momento di estrema difficoltà, hanno saputo superare una prova molto complessa e dimostrare di saper lavorare e agire insieme”. Un valore oggi ancora assolutamente valido, vista la gravità della crisi economica e sociale che deve essere da tutti affrontata.
Intervenendo a nome delle Associazioni combattentistiche, Franco Agnelli ha esaltato “il sacrificio e la memoria del popolo aretino” sottolineando come quella di oggi “ sia la festa della libertà e della speranza”.
Nel corso della cerimonia di stamani in Consiglio comunale è stato proiettato il video messaggio del brigadiere Henry Brooke del Queen’s Royal Lancers 16/5: “70 anni fa io ero al comando di 4 carri armati Sherman e siamo state le prime truppe ad entrare ad Arezzo. La vostra città ha un posto speciale nel mio Reggimento e nei cuori delle persone ancora vive che hanno partecipato alla liberazione della vostra stupenda città”.
Arezzo ha pagato un alto prezzo alla liberazione. Complessivamente sono state 254 le vittime per rappresaglie nazifasciste. Sotto i bombardamenti più rilevanti, perirono oltre 300 persone mentre circa 500 furono i feriti. Le stragi, i rastrellamenti, le uccisioni arbitrarie colpirono chiunque e ovunque.
“Questa storia non può essere dimenticata ma deve essere alimentata non solo con il ricordo con l’impegno a costruire un nuovo futuro – ha concluso il vice Sindaco Gasperini. Tutti quanti abbiamo il dovere di ricordare. Ma abbiamo un dovere più grande e cioè rendere sempre meno grigia, sempre meno violenta, sempre meno cattiva questa nostra terra. Non possiamo ricordare solo la nostra guerra finita ma impegnarci perché la guerra ancora attiva vicino a noi abbia fine. In questa senso la Liberazione non è una pagina di storia da aprire e chiudere ogni 16 luglio. E’ un impegno quotidiano per un futuro migliore. Per tutti”.
Nel pomeriggio, alle ore 18, cerimonia al cimitero di Indicatore che ospita i resti mortali dei soldati alleati caduti in territorio aretino. Una cerimonia alla quale è annunciata la presenza di comunità del sub continente indiano. “In questo cimitero – ricorda l’assessora all’integrazione, Stefania Magi - ci sono 1267 soldati alleati morti per la nostra libertà e la nostra democrazia. A loro così come ai loro compagni che ebbero la fortuna di restare in vita, mi sia concesso di dire grazie, a nome di tutta la città. Ed è un grazie che vuol essere anche un impegno per il futuro. Un futuro segnato dalla libertà, dalla pace e dalla democrazia. Futuro da costruire mentre c’è guerra in Medio Oriente, fame in molte parti del mondo, donne e uomini che fuggono verso l’Europa e verso l’Italia alla ricerca di una vita degna di questo nome. Oggi, quindi, non limitiamoci a ricordare ma impegniamoci a lavorare per un futuro migliore”.
Al termine della cerimonia il vice Sindaco Stefano Gasperini ha consegnato alle autorità un’acquaforte che Raffaello Lucci ha appositamente disegnato per il 70° anniversario della Liberazione.