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Arezzo Fiere e Congressi: il de profundis lo recita Rossi

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Dichiarazione del sindaco Alessandro Ghinelli e della Giunta
Leggiamo il comunicato dell’assessore regionale Bugli circa la dismissione delle quote del polo fieristico aretino in mano alla Regione Toscana e restiamo almeno stupiti della notizia, che peraltro non fa altro che dare conto di decisioni già prese dalla Regione in dicembre. Non possiamo che commentare negativamente tale decisione almeno per due motivi. Innanzitutto per la mancanza assoluta di condivisione del percorso decisionale adottato e tenuto sotto traccia fino ad oggi, la delibera del Consiglio è infatti del 21 dicembre, e ironia delle date, segue solo di un mese il decreto n. 183 del 22 novembre che ha affossato più di quattromila risparmiatori aretini proprietari di azioni subordinate emesse da BancaEtruria. Nessuno ad Arezzo sapeva della decisione del Consiglio Regionale, nemmeno i vertici della Camera di Commercio, nemmeno la Provincia sapeva nulla, alla faccia della condivisione dei percorsi decisionali con gli enti territoriali, pure loro soci di Arezzo Fiere e Congressi. Ma i nostri rappresentanti in Consiglio Regionale dove erano? Che azioni hanno intrapreso per evitare questa ennesima mazzata che coinvolge una struttura strategica per il territorio aretino, che sta ancora leccandosi le ferite inferte da una crisi che non ha egli stesso determinato? Illuminanti le indicazioni contenute nella Relazione Tecnica al Piano di Razionalizzazione delle Società Partecipate che definisce il Documento di Pianificazione Strategica “scadente” e “inadeguato alla criticità della situazione finanziaria”. Si noti che quando il Comune ha sollevato dubbi circa l’efficienza della gestione della struttura del Centro Affari i soliti noti hanno gridato allo scandalo e hanno tentato di delegittimare l’assessore Merelli reo di aver sostenuto quello che oggi la Regione ha certificato definitivamente. E poi: non sarebbe stato il caso di condividere la cessione di quote almeno con Provincia e Comune? Crediamo che qualsiasi studente del secondo anno di Economia possa capire che vendere il 40% di una società che perde non attira nemmeno un investitore in vena di regalie, mentre mettere in vendita una quota di maggioranza e di controllo del capitale ha un appeal completamente diverso, anche per una società in perdita. Concludiamo ricordando che la strada maestra è da ricercare ancora in una separazione della parte immobiliare di Arezzo Fiere e Congressi da mantenere in capo a Regione, Provincia e Comune, e cedere la sola parte gestionale, al migliore offerente, magari un privato che possa ritrovarvi le opportune economie di gestione, e indirettamente produrre quella valorizzazione del territorio che è il vero obiettivo da perseguire, e del quale la Regione pare essersi del tutto disinteressata.
Venerdì, 1 Gennaio, 2016