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Approvata la variante per l’ area ex Lebole

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Il voto stasera in Consiglio

 

“Un passaggio di grande importanza che non chiude il percorso perché ci sarà la fase delle osservazioni e della approvazione definitiva. Ma rispetto ai tanti progetti che si sono confrontati arriviamo alla adozione del piano attuativo della Cittadella degli Affari. Ci sono degli aspetti che comportano una variante al piano complesso di intervento: due i comparti il C1 A, destinato a direzionale, commerciale e turistico-ricettivo, e il C1 B, destinato al residenziale. Viene eliminato l’obbligo di una percentuale di parcheggi interrati mentre i parcheggi pubblici sono rimodulati ed elemento qualificante resta il verde pubblico.

Andiamo a occuparci in maniera specifica del primo comparto, il C1 A, per il quale insisteranno la stragrande maggioranza delle opere di urbanizzazione compreso l’intervento sul raccordo autostradale ma anche il collettore che inciderà sul sottopasso di via Galvani. Le superfici commerciali restano nell’ambito delle indicazioni date, le tre strutture commerciali di progetto resteranno divise e con un ordine di grandezza similare. Una grande opportunità di sviluppo e miglioramento urbanistico in una zona d’ingresso alla città che subirà una trasformazione qualitativa grazie a investimenti privati”. Così il vicesindaco Stefano Gasperini ha introdotto la pratica relativa alla al’area ex Lebole.

 

Il  primo intervento è stato di Alessandro Ghinelli: “leggiamo la premessa del piano complesso di intervento. In esso il progetto veniva presentato come l’occasione per riconnettere parti di Arezzo e per costruire una parte di città integrata all’esistente. Un segnale urbano d’ingresso che era anche un indirizzo politico. Ebbene l’attuale variante tradisce totalmente questi assunti. Intanto nella scelta urbanistica di fondo che prevede la suddivisione del comparto in due sottocomparti con destinazioni specifiche, i citati C1 A e C1 B. Suddividere un comparto unico, praticamente dove sorgono i fabbricati della vecchia Lebole, in due cose distinte tradisce la cultura urbanistica moderna che predica integrazione. Adesso sorgerà una doppia zona dove in una parte di lavorerà di giorno e nell’altra si dormirà di notte. Veniamo all’aspetto estetico: disarmante. Per chi viene in città si profila una superficie piatta asfaltata a parcheggio e tre capannoni industriali. La parte dei parcheggi interrata scompare, una soluzione di minor costo ma che amplifica il pessimo effetto estetico. E veniamo alla cucitura tra parti di città. Scherziamo? Il raccordo autostradale viene interrato come a costituire un’ulteriore barriera fisica, per le vetture ma soprattutto per i pedoni. Sulla ferrovia non è previsto alcun intervento. Non solo non si ricuce la Cittadella degli Affari e Arezzo ma si slabbra addirittura il tessuto all’interno della stessa area. Personalmente sono molto contrario anche alla perequazione, specie se poi si arriva a una paventata riduzione del 46% dell’edilizia sociale che scende da 5.000 a poco più di 2.500 metri quadrati. Non è che ce l’abbia con gli investitori che fanno il loro mestiere ma invito l’assemblea a prenderne atto. C’è infine una relazione sul traffico che esamina vari scenari e confronta la situazione attuale con la situazione 2016-2020. Le previsioni sulla viabilità, con questo servizio di infrastrutture, sono pessimi. Questi servizi commerciali porteranno a un volume di traffico consistente. Qui ci sono due rotatorie molto piccole che non assolvono alla funzione per la quale sono pensate”.

 

Roberto Ruzzi: il collegamento con Pescaiola è importante ma non è stato considerato nel progetto. Fondamentale è il raccordo autostradale e tutta la questione della viabilità. I limiti del progetto sono evidenti abbiamo una viabilità di ingresso al centro impostata su due corsie e un attraversamento sottoquota che priva della visione dello skyline.

 

Francesco Francini: “L’intervento di Ghinelli ha chiarito il cuore del problema. La scelta di questo tipo di progetto è stata “obbligata”. Non dagli imprenditori che ringrazio ma dall’inerzia dell’Amministrazione comunale. Siamo di fronte ad un ennesimo centro commerciale e abbiamo sprecato un’occasione irripetibile. Il Pd su questo tema è stato sui giornali per un mese con profonde spaccature. Adesso vorremmo capire cosa è cambiato da indurre a rivedere il suo giudizio quella parte del Pd che aveva criticato il progetto.

 

Luigi Lucherini: “le premesse di questa variante sono stati totalmente disattesi dal progetto. La concezione della divisione della città in zone (commerciale, sport, servizi, …) ha portato danni enormi e la mia amministrazione puntò invece sul new urbanism basata sull’integrazione e non sulla zonizzazione: in ogni spazio almeno l’80% delle funzioni essenziali ai cittadini. Questo della Lebole risulta un comparto chiuso come se fosse una città murata. Nessuno andrà a vivere nell’area destinata a residenziale. L’impianto urbanistico del progetto è quindi sbagliato: nessun collegamento con la città. Ci bruciamo la possibilità di dare un’immagine affascinante della nostra città”.

 

Renato Peloso: “Il Pd è un partito che discute e sull’area Lebole ha discusso a lungo trovando alla fine una sintesi. L’idea del parco divertimenti era una provocazione che non ritengo chiusa e che mi auguro possa trovare in futuro spazi per una riflessione. Nel dibattito ho voluto evidenziare soprattutto i riflessi occupazionali legati a questo progetto

 

Franco Mazzi: “faccio il commerciante da 40 anni ed ho visto molti centri commerciali ai quali mi sono opposto. Oggi abbiamo bisogno di dare una risposta a chi vuol investire ad Arezzo e non possiamo continuare a tenere bloccate grandi aree come la ex Lebole. Dobbiamo ripensare ad un nuovo ruolo di Arezzo e ad una sua immagine da portare nel mondo”.

 

Andrea Lanzi: “questo progetto non è improvvisamente piovuto dal cielo. Molte argomentazioni dell’opposizione le ho sentite oggi per la prima volta. Nell’area ex Lebole siamo in netto ritardo e non si può attendere ancora. Il progetto la migliorerà: è in linea con la zona, la risana ed elimina uno “spettacolo” che oggi non si può più vedere. Sarà importante coinvolgere adesso il sistema imprenditoriale locale”.

 

Roberto Bardelli: “siamo pieni di centri commerciali. Le osservazioni degli ingegneri Ghinelli e Lucherini erano preziose per l’Amministrazione ed è assurdo che il Pd contesti utili suggerimenti destinati a  migliorare il progetto”.

 

Lucio Bianchi: “solo perché l’attuale area è inguardabile e non è nel centro storico, questo debba tradursi in un progetto assolutamente inadeguato. Capannoni e grattacielo comprometteranno lo sky line della città e le sue attuali attività commerciali. E’ mancata una visione del futuro dell’area e questo ha creato i problemi che oggi abbiamo di fronte. Siamo di fronte ad un progetto strategico fallimentare. Dovevamo partire da una lettura antropocentrica dell’economia e non dall’inverso. Il passaggio dal “debole per l’uomo in Lebole” agli smartphone non aiuta certo l’immagine di Arezzo”.

 

Luigi Scatizzi: “mancano le analisi post progetto, quelli funzionali e quelle de tessuto urbano. In quest’area si poteva fare meglio e di più: pensiamo soltanto ad un possibile rapporto con Bertelli e quindi con l’impresa Prada per mantenere la vocazione manifatturiera della zona. Le costruzioni di edilizia popolare arriveranno quando le necessità non saranno più quelle attuali. Va poi evitata una ghettizzazione di edilizia popolare”.

 

Luciano Ralli: “oggi abbiamo una delle pratiche più importanti della consiliatura. Il percorso non è stato né breve né facile. Adesso siamo qui in tempi eccezionali. Ho manifestato perplessità sulla proposta che oggi arriva in Consiglio: è oggettivamente datata, pensata in tempi non di grave crisi come quello attuale. Il residenziale e il direzione è già sovrabbondante nella situazione odierna. E continuo a pensare che gli appartamenti previsti non verranno costruiti. Un’altra domanda è se può reggere un altro centro commerciale. Ho dubbi che possano esserci benefici occupazionali per il territorio. E ho perplessità sulla  viabilità. Oggi stiamo ipotecando il futuro della città e verrei che l’intera Giunta avesse un unico parere su questo tema.

Sono consapevole che altre soluzioni non sono in campo”. Nella sua dichiarazione di voto ha ribadito “che il senso di responsabilità nei confronti dei cittadini lo induce a chiedere una discontinuità politica rispetto al passato. Devono essere fatte delle scelte e il Pd, paradossalmente, deve ammettere ad ogni livello che è finita l’autosufficienza. Dobbiamo portare a termine progetti di lungo respiro e su di essi trovare convergenze. Oggi mi dispiace votare una pratica che non ha raccolto il meglio che poteva raccogliere in città. Nei prossimi due anni lavorerò per elaborare progetti che vadano oltre il Pd. Abbiamo bisogno di scelte drastiche anche nell’organizzazione dell’Ente con un personale che sta perdendo il senso di appartenenza al Comune”.

 

Gianni Mori: “in Europa ci sono 20mila siti industriali da bonificare. Sul progetto Lebole ho perplessità in relazione al paesaggio e  sulla compromissione dello skyline della città. Penso sia facile prevedere la mancata costruzione dell’edilizia sociale. Questo è poi un sito da bonificare: chi lo farà e chi si assumerà i costi? Penso infine che una parte di attività manifatturiera debba essere comunque prevista”.

 

Alessandro Caneschi: “oggi portiamo in esame una modesta variante a quanto approvato alla fine del 2011 dal Consiglio Comunale. Questa amministrazione realizza non l’intervento ottimale, il migliore di tutti ma l’intervento che oggi è possibile alle condizioni date. Caneschi ha poi illustrato un atto d’indirizzo collegato alla pratica consiliare. Atto firmato dallo stesso Caneschi e da Bracciali, Bertoli, Peloso e condiviso con l’intero gruppo consiliare”.

 

Francesco Francini: “mi spiace che una pratica di questa importanza non trovi toni entusiastici nemmeno nella maggioranza. Nessuno è capace di spiegare i benefici di questo progetto per la città. E nessuno è capace perché probabilmente non ci sono”.

 

Luigi Lucherini: “confermo che questo progetto non s’ha da fare perché è sbagliato”.

 

Gianni Cantaloni: “propongo che l’intervento dell’ingegner Ghinelli, corredato da quello dell’ingegner Lucherini sia trasformato in atto d’indirizzo dei gruppi di opposizione. Si tratta di contributi fortemente migliorativi che non possono essere ignorati”.

 

Daniele Farsetti: “se qualcuno avesse ascoltato questo dibattito, non potrebbe pensare che ad un’inevitabile bocciatura della pratica. Non è certo sbagliato correggere oggi una decisione presa negli anni passati. E una domanda naturale è cosa pensi la Giunta comunale nel suo complesso. E penso ai riflessi ambientali e sociali della pratica”.

 

Marco Tulli: “con questo progetto perdiamo una storica occasione. In questa città non si riescono mai a fare cose minimamente innovative. Qui siamo rimasti agli anni ottanta: tre capannoni e una spianata di parcheggi. Il Sindaco è un esteta e vorrei sapere cosa ne pensa di questa progettazione da socialismo reale. I centri commerciali distruggono le attività commerciali. L’aspetto ambientale non è irrilevante”.

 

Matteo Bracciali: “il voto di domenica ha reso evidente come un partito si sia assunto il peso delle decisioni. Dobbiamo riavvicinare i tempi della politica a quello delle persone: da 12 anni attendiamo un progetto che restituisca l’area ex Lebole alla città. E’ necessario dare una risposta certa e rapide a chi vuol investire: in tempi utili per l’economia e non per la politica. Le scelte vanno fatte”.

 

La pratica è stata approvata con  17 voti a favore e 9 contrari. Il consigliere Scatizzi ha espresso il “non voto”. L’atto d’indirizzo del gruppo Pd è stata analogamente approvato con 18 voti a favore, 5 contrari e 4 astenuti.

Giovedì, 1 Maggio, 2014