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Bentornate, Chimere

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Completato il restauro dei bronzi e delle fontane che si affacciano in piazza della stazione

Nuova vita per le fontane e per le sculture in bronzo raffiguranti la Chimera di Arezzo inserite nei giardini della Stazione e che furono progettati nel 1931, a soli 21 anni, dal paesaggista fiorentino Pietro Porcinai.

“Restituiamo alla città opere importanti che fanno parte, da decenni, della memoria collettiva – commenta il Sindaco Fanfani. Adesso l’affidiamo ai cittadini nella speranza e nella convinzione che ci sia il rispetto dovuto alle cose belle”. Un restauro che è stato un’operazione corale “innescata”, prima della sua cancellazione, dalla Circoscrizione Fiorentina: “il finanziamento di questo lavoro – ricorda l’ex Presidente Franco Mazzi – è stato l’ultimo atto della nostra assemblea e lo adottammo anche in rispetto delle indicazioni di numerosi cittadini”.

L’assessore Franco Dringoli sottolinea che “questo restauro segue quelli di altre opere e monumenti in città. Un impegno costante con il contributo di aziende e associazioni, per la qualità e il decoro della città”.

Il lavoro sui bronzi e i basamenti di travertino sono stati progettati e diretti da Tommaso Sensini ed eseguiti da Studio Tre di Arezzo coordinati da Roberta Buonocore, la supervisione di Michele Loffredo e Umberto Senserini della Soprintendenza BAPSAE di Arezzo e la consulenza del settore bronzi dell'Opificio delle Pietre Dure di Firenze.

I lavori sulle vasche, diretti da Sergio Gialli del Comune di Arezzo sono stati eseguiti da Studio Tre con il coordinamento di Nicola Benocci.

L'impianto idraulico e di illuminazione è opera della ditta Etruria Impianti di Duchi srl.

 

Scheda restauro

I giardini, posti di fronte alla stazione ferroviaria,  vanno dal bastione San Bernardo a quello di Poggio del Sole e le due fontane sono inserite nella loro testata: pressoché identiche, sono costituite da una vasca di forma circolare, delimitate da un cordolo.

Centralmente, sopra i basamenti in travertino disegnati da Giuseppe Castellucci, poggiano le riproduzioni in bronzo della Chimera d'Arezzo, opere di Primo Aglietti di Firenze.

 

Storia

I lavori di ampliamento e riqualificazione dell'area intorno alla stazione sono voluti dal podestà Pier Ludovico Occhini, furono inaugurati nell'ottobre 1932 in occasione del decimo anniversario della Marcia su Roma.

 

La Chimera

La Chimera è un animale mitologico sconfitto da Bellerofonte che la uccise, a cavallo di Pegaso, a colpi di lancia. Quella di Arezzo è raffigurata, ferita in più parti, nell'atto di difendersi. La scultura originale è opera etrusca del IV secolo a.C. rinvenuta ad Arezzo nel 1553 durante l'edificazione delle mura medicee, subito voluta a Firenze dal granduca Cosimo, dove oggi è esposta al museo archeologico.

Il bronzo etrusco, che in tutte le lingue è definita “Chimera di Arezzo” è considerata un simbolo della città e le due riproduzioni di piazza della stazione rappresentano il primo impatto per il visitatore che arriva in treno.

 

I lavori di restauro

Il lavoro è stato suddiviso in quattro momenti corrispondenti alle diverse tipologie di intervento: i cordoli in muratura, le vasche, i basamenti in travertino, le sculture in bronzo.

I cordoli sono stati recuperati, rimuovendo i rifacimenti incongrui più recenti, consolidando il corpo interno in muratura e la modanatura ad imitazione pietra, secondo la prassi in uso nel restauro del materiale lapideo.

Le vasche, dopo le riprese delle lacune e delle fratture, sono state impermeabilizzate; tagli radiali creano giunti di dilatazione. L'impianto idraulico è stato completamente rinnovato e si è sfruttata l'occasione per illuminare i monumenti.

I basamenti in travertino, di due tonalità, bianco e rosato, dopo la rimozione con mezzi meccanici delle concrezioni, sono stati puliti con ripetuti impacchi basico solventi.

I frammenti distaccati sono stati ricollocati, le lacune stuccate a neutro e leggermente sottolivello, le commettiture sigillate e tutta la superficie trattata con un protettivo.

I bronzi sono stati affrontati come ogni manufatto in lega di rame di qualsiasi epoca, la pulitura è stata condotta con micromartelli pneumatici con punte in metallo dolce, ablatore a ultrasuoni, bisturi e spazzole. Il lavoro è stato lungo e accurato per non intaccare la superficie del bronzo e mantenerne la naturale patina. Un trattamento inibitore della corrosione ha protetto infine la superficie.

Sabato, 1 Dicembre, 2012