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Alfio Nicotra e Aurora Rossi: “le dimissioni in bianco: una piaga sociale da combattere”

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La mozione della Federazione della Sinistra

I gruppi consiliari Sinistra per Arezzo (Consiglio Comunale) e Federazione della Sinistra (Consiglio Provinciale) hanno illustrato la mozione per il ripristino della legge che contrasta le dimissioni in bianco sui posti di lavoro e per l'introduzione di norme che scoraggino tale pratica nei bandi di gara e negli appalti della pubblica amministrazione.
Alfio Nicotra: “presenteremo la mozione in entrambi i Consigli per combattere una piaga sociale che interessa 2.000.000 di lavoratori, in maggioranza donne. La pratica delle dimissioni in bianco è intanto un reato: essa prevede che il lavoratore sia costretto a firmare la lettera di licenziamento al momento dell'assunzione. Le dimissioni in bianco restano così come una spada di Damocle sopra la testa del lavoratore, magari per anni. La pratica era stata abrogata dal governo Prodi ma il primo atto di Sacconi è stato di ripristinarla. Recentemente la Cgil di Arezzo ne ha denunciato l'estensione e a subire più spesso questo trattamento sono le più giovani e le meridionali. Per quanto riguarda le lavoratrici costrette alle dimissioni per motivi di gravidanza, il reintegro nel posto di lavoro interessa solo 4 casi su 10. Un benservito inaccettabile e per questo ci muoviamo in tutta Italia perché la ministra Fornero si adoperi per combattere questa prassi. I segnali non sono incoraggianti, specie se passa la norma della inapplicabilità dell'articolo 18 dello statuto del lavoratori per i neo-assunti”.
Aurora Rossi: “paradossalmente abbiamo in Italia leggi molto avanzate in ambito di mercato del lavoro, come lo Statuto stesso e la legge sulla tutela delle lavoratrici madri. Ma se esistono leggi molto forti prese ad esempio in Europa vengono messi in atto tutti i tentativi per aggirarle, anche nelle aziende con più di 15 dipendenti, la soglia che fa scattare le tutele dello statuto dei lavoratori. La pratica è nota: al momento dell'assunzione viene fatta sottoscrivere una lettera senza data, il datore di lavoro se la tiene nel cassetto poi quando ritiene arrivato il momento, magari per il dipendente che fa attività sindacale o per la donna che ha bisogno di permessi per un figlio ammalato, la tira fuori e la rende 'esecutiva'. La soluzione sarebbe semplicissima: il governo Prodi l'aveva già trovata con uno stampato alfanumerico predisposto dal ministero, unico modello da sottoscrivere per rendere valide le dimissioni. In pratica impediva che lettere di dimissioni firmate anni prima venissero tolte dal cassetto dal datore di lavoro anni dopo per licenziare. Questa è la realtà, di lavoratori sotto ricatto”.
La mozione chiede di introdurre nei bandi e nelle gare per beni e servizi clausole che fin dal bando prevedano la possibilità di dimissioni solo se firmate in presenza del funzionario o del dirigente della pubblica amministrazione responsabile dell'atto.

Domenica, 1 Gennaio, 2012