L’annunciato accorpamento delle Soprintendenze ai beni culturali di Arezzo, Siena e Grosseto non può non creare dubbi su come si voglia procedere nella riorganizzazione dei livelli istituzionali nonché degli enti, aziende, uffici che erogano servizi per i cittadini.
La necessità di riorganizzare, razionalizzare e risparmiare è ovviamente condivisibile. Una condivisione che viene però frenata da un metodo verticistico che prima cancella e poi spiega come verranno erogati i servizi.
Nel caso della Soprintendenza, poi, ricompare il solito copione in base al quale si unificano i servizi delle tre realtà meridionali e il nuovo centro è sempre a Siena. Vorremmo discuterne. E, soprattutto vorremmo sapere, quali effetti avrà sul territorio aretino l’annunciato accorpamento.