I servizi all’infanzia nel Comune di Arezzo nascono per sopperire alle carenze statali intorno agli anni 70/80 sulla spinta di una grande richiesta popolare. Gli stessi si sono caratterizzati in seguito come luoghi privilegiati di scambio, incontro e ricerca tanto da guadagnarsi il titolo di “servizi di eccellenza” da parte di pedagogisti quali Loris Malaguzzi insigne collaboratore della pubblica amministrazione di quegli anni. Sulla base dei suoi contributi i servizi aretini si sono inspirati in parte alla cultura pedagogica di Reggio Emilia per poi crescere e qualificarsi autonomamente affrancandosi e assumendo tra i propri contenuti quelli della pedagogia montessoriana.
I servizi scolastici aretini sono stati sempre contraddistinti da altissimi standard di qualità condivisi all’interno della comunità pedagogico-scientifica accrescendo le competenze professionali dei propri insegnanti con esperti di fama internazionale (Elinor Goldsmith, Vincenza Fretta, Bernard Aucuturier) e intrecciando la formazione con l’Università Bocconi di Milano fino a giungere ai contributi promossi dal Centro Psico-Pedagogico per la Pace di Piacenza. Questa miscela di esperienze ha contribuito alla realizzazione di un progetto pedagogico tutto aretino riconosciuto in Europa e nel mondo.
I servizi connotati dall’esperienza appena descritta non possono essere ulteriormente esternalizzati. Lo si è già fatto in misura eccessiva. La precedente amministrazione ha gravemente sbagliato perché può essere accettabile un sistema integrato, ma quanto sopra descritto deve essere preservato e mantenuto preminente per ragioni obiettive di guida, ispirazione e formazione culturale e professionale. Attualmente il Comune di Arezzo ha perso il 70% delle proprie strutture: come può a queste condizioni garantire la governance di un sistema e controllare gli standard di qualità?
Il sistema integrato, progettato per permettere ai Comuni di rappresentare l’interesse pubblico rafforzandolo dentro a una cornice culturale e di esperienza che incentivasse tutti gli attori sociali, si è svuotato dei suoi principi ispiratori e si è così fortemente svilito tanto da trasformare i Comuni da protagonisti a comparse: a breve le cooperative diventeranno le protagoniste assolute del sistema stabilendone i criteri e vincolando i Comuni. Vogliamo equiparare il capitale umano, i servizi educativi, alla gestione del verde pubblico e alla manutenzione delle strade?
Sono certo, che la nostra maggioranza alla quale la cittadinanza ha dato il compito di governare sia in grado di salvaguardare il patrimonio educativo e pedagogico e non possa rinunciare alla volontà di riservare ai servizi per l’infanzia tutta l’importanza, la delicatezza e la specificità che meritano dedicando un’attenzione e un impegno maggiori rispetto ad altri ambiti. Adesso ci vuole solo il coraggio di fare una scelta libera e solo la politica può intraprenderla, contro il delirio commerciale della svendita.
Non sempre scegliere di far gestire i servizi pubblici ai privati ha portato risorse o risparmi alle casse del Comune. C’è qualcuno in grado di fornire un resoconto formale e reale che mi dimostri il reale risparmio? Io non sono sicuro che esista.
Non va trascura la questione del controllo che dovrebbe garantire il Comune nell’attività di presidio sull’intero sistema. Mi risulta che a questo aumento di esternalizzazione sia conseguita una minore qualità del servizio. Si fanno i controlli e come si fanno? Si è mai avuto il coraggio di ricusare gli incarichi o obbligare le cooperative all’osservazione dei criteri stabiliti negli atti pubblici che affidavano la gestione? Si è mai verificata la corretta gestione del personale, la sua soddisfazione economica?
Se è arrivato il tempo di ripensare i servizi in chiave nuova, la premessa da cui fare partire la riflessione e poi l’azione politico-amministrativa, per Fratelli d’Italia-Alleanza per Arezzo non può non basarsi su queste premesse.
La proposta operativa
In relazione ai servizi scolastici 2015-2016 si pone il problema della implementazione del personale insegnante.
In attesa della conversione del decreto enti locali comprensivo del noto emendamento sblocca assunzioni dei profili infungibili, in primo luogo appare necessario effettuare un’attenta ricognizione fra i dipendenti comunali per accertare se sussistono persone in possesso dei titoli idonei allo svolgimento del ruolo di insegnante e attivare la mobilità interna (costo zero).
In secondo luogo propongo un’ulteriore soluzione derivante da un confronto diretto con la Corte dei Conti Sezione Controllo e Supporto Toscana deputata al controllo della legittimità degli atti in questione.
Un colloquio preventivo con il direttore dell’ufficio Claudio Felli, al quale ho rivolto i miei quesiti, ha fornito indicazioni precise circa la legittimità delle azioni che oltre descriverò: se dovesse essere richiesto un parere formale e ufficiale da parte del Sindaco indirizzato al Consiglio delle Autonomie che si rivolgerà alla stessa Corte dei Conti, pur in assenza della conversione in legge del recente decreto sugli enti locali comprensivo del noto emendamento in tema di sblocco delle assunzioni, verrebbe probabilmente certificato che dopo l’obbligatoria ricognizione interna è possibile procedere con contratti a tempo determinato annuale consentiti dalla legge in quanto giustificati da ragione di urgenza per il mantenimento di un servizio primario ed essenziale.
Contestualmente, mi auguro che ci si adoperi per la ricerca delle risorse necessarie alle dovute coperture che a mio avviso non possono mancare. A prescindere governare significa fare delle scelte e noi sceglieremmo un servizio di qualità e preminentemente pubblico.