Migrazioni, accoglienza e convivenza civile devono avere un denominatore comune: il rispetto sia dei principi etici che delle leggi
Il Cardinale Gualtiero Bassetti, parlando dei migranti ha detto che "qualora si presentino circostanze di immediato pericolo di vita, va fatto tutto il possibile perché i migranti siano soccorsi e salvati. La vita è sacra e va difesa in ogni frangente".
Rimettiamo quindi in ordine le priorità: la vita prima di ogni altra cosa. Motivo per il quale l'Italia ha ospitato nell'ultimo anno 100.000 persone. Nella Provincia di Arezzo, come ormai tutti sanno, sono circa 1.200 i migranti ospitati nelle strutture di accoglienza. Questa è la sfida più difficile: come garantire che non si strappi il nostro tessuto sociale di fronte all'arrivo di queste persone tra le quali, come è successo sempre nella storia, c’è anche chi delinque?
Il problema esiste ed è evidente. Sono necessarie tre azioni per rispondere alla domanda di accoglienza in sicurezza: conoscenza delle nuove presenze, controllo del territorio e politiche di integrazione.
Sulla prima questione, partiamo da due gravi mancanze: Il Comune di Arezzo è uscito dallo SPRAR, il Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati che è costituito dalla rete degli enti locali per la realizzazione di progetti di accoglienza integrata e che è fondamentale per avere una conoscenza specifica delle attività di chi ha in gestione i servizi di accoglienza. Se il Sindaco sapesse quello che stanno facendo e chi sono gli immigrati ospitati, per prima cosa non parlerebbe di lucro, fuorilegge in queste attività, ma ci sono dipendenti regolarmente assunti che lavorano con gli stessi criteri normativi delle gestioni dei servizi pubblici in genere.
In secondo luogo potrebbe indirizzare e controllare le attività di queste associazioni alla luce del Decreto Minniti che offre ai Sindaci la possibilità di impegnare gli immigrati in lavori socialmente utili e in generale, nel lavoro volontario. Succede questo, per citare un Comune virtuoso, a Bibbiena o a Foiano dove il Comune fa un lavoro di coordinamento delle attività delle associazioni ed ha contezza di quello che succede. Il Comune di Arezzo ha invece scelto di non esercitare alcun ruolo, tanto che il Sindaco non era neppure a conoscenza che la Fraternita dei Laici facesse accoglienza, attività assolutamente in linea con la propria identità storica e che avrebbe potuto esercitare una forte pressione in senso positivo dal punto di vista del controllo e delle buone prassi di gestione delle persone in carico. Una nota anche personale: per lavoro ho l’opportunità di vivere anche i contesti di altre città italiane simili alle nostre alle prese con la gestione dei migranti, esattamente come noi. In nessuna di queste il tema della sicurezza è al centro del dibattito come ad Arezzo perché le amministrazioni sono presenti e si prendono carico dei problemi senza scaricarli sulle altre istituzioni o sui cittadini.
La prima proposta: il Comune si faccia capofila dello SPRAR, e costituisca un coordinamento dei soggetti che fanno accoglienza in modo da, quantomeno, non trovarsi impreparati su un tema che la storia vorrà ancora centrale nella vita della città e del Paese.
Seconda questione è quella del controllo del territorio e delle politiche di repressione e non si può che ripartire da quello che è successo a Saione qualche giorno fa.
Non si può accettare che la città venga tenuta in ostaggio da poche decine di delinquenti stranieri e non.
Non si può credere che questi non siano più che conosciuti dalle istituzioni, anche perché basta fare un giro tra i commercianti della città per avere, oltre agli identikit, anche la mappa degli spostamenti quotidiani.
"La sostanziale impunità di fatti avvertiti da tutti come di allarmante gravità ed a fronte dei quali è ragionevole aspettarsi una adeguata risposta da parte dello stato non potrebbero che alimentare il senso di impunità e la protervia, svolgendo di fatto un'efficacia criminogena e così ridicolizzando l'aspetto preventivo dell'intervento repressivo". Queste parole del GIP Gianni Fruganti, che va ringraziato per il lavoro quotidiano che svolge, sono le più chiare possibili per chi crede che la giustizia deve essere in grado di tutelare chi è onesto, paga le tasse e rispetta le regole. I fatti di Saione ne sono un esempio, per cui 5 persone con precedenti e pregiudizi di polizia per rissa, resistenza a pubblico ufficiale e ubriachezza molesta non sono tenuti sotto controllo e tengono sotto scacco intere zone della città. In un quartiere che ha evidenti problemi di decoro ed integrazione, è ancora più grave.
Partiamo dalle critiche, poi le proposte. Il giorno successivo agli scontri, al vertice in Prefettura per la riunione tra le istituzioni e le forze di polizia non erano presenti né il Comandante dei Vigili Urbani né il Vicecomandante. Un fatto gravissimo che denota non solo una scarsa capacità di organizzazione del lavoro e di attenzione in una fase molto delicata per tutto quello che sta succedendo in città, ma del pressapochismo con cui la Giunta affronta il tema della sicurezza in città. La cartina al tornasole è l'ordinanza che prevede il divieto di somministrare alcoolici per gli esercizi commerciali nelle ore serali: pensare di contrastare delinquenza e degrado sociale ed urbano con un divieto che penalizza commercianti e persone oneste non è medievale, semplicemente non serve. Sarebbe bastato per dare un segnale importante sul tema del disagio giovanile, dare un forte stretta nei controlli sulla somministrazione di alcoolici ai minori di 18 anni, quella davvero una piaga sociale terribile.
Oltre a questo, la scomparsa del Comune di Arezzo a Saione: non una iniziativa di socializzazione, non un presidio che non sia legato purtroppo alle classiche "multe". Ripartiamo dalle cose semplici: spostiamo a Saione il presidio più importante, il Comando della Polizia Municipale che intanto è un segno concreto di attenzione per i cittadini del quartiere. Valorizziamo Piazza Zucchi e il Parco Arno con attività di carattere aggregativo e sociale come si faceva, ad esempio, con le iniziative della circoscrizione che portavano le scuole e i bambini a vivere il quartiere specialmente nelle sere d'estate. Una pulizia più attenta delle strade interne del quartiere, ormai maleodoranti in ogni ora del giorno e un controllo serrato dei contratti di locazione della zona dove è segnalato un fenomeno diffuso di appartamenti sovraffollati.
Alcune considerazioni rivolte, infine, al Sindaco Ghinelli e alla sua Giunta. Potevate coordinare le attività di chi gestisce i migranti e non lo avete fatto, avevate promesso ordine e sicurezza in città con telecamere e affini e ci ritroviamo pochi delinquenti che tengono in scacco una città, avevate promesso che i vertici della PM sarebbero stati punto di riferimento presente in città e ci ritroviamo il Comune assente agli incontri istituzionali, potrebbe fare i controlli sulle locazioni irregolari a Saione e non lo fa, avete abbandonato un quartiere ad una deriva asociale con evidente perdita di certezza e ricchezza per i residenti. Bisogna lavorare per migliorare i servizi sociali e far si che nessun anziano, nessun povero, nessun disabile di Saione e della città sia lasciato solo. Dargli un facile nemico invece che risposte concrete può servire a Ghinelli a prender tempo ma, alla lunga, non servirà a nascondere il fallimento di una giunta che non c’è.